Le parole di Vagnozzi
La squadra sopra tutto. E tutti. Così si fa gruppo, così ci si fortifica. Umiltà, dalla famiglia agli allenatori, è il filo conduttore. «Sono felice come mai prima, quasi piango - dice Simone Vagnozzi, con gli occhi che brillano -. È forse la vittoria più bella centrata da Jannik. Sono orgoglioso di quanto ha fatto, soprattutto dopo il ko di Parigi. L’abbiamo preparata bene, ma la differenza la fa lui in campo. Gli abbiamo chiesto di essere coraggioso e in questa finale lo è stato. Se l'è andata a prendere». Un trionfo da festeggiare. «Sì, non siamo molto pratici, ci diranno. So solo che metteremo lo smoking e vedrò Sinner ballare...». Un evento, da immortalare. Vagnozzi e Darren Cahill, due che si fondono nella stessa persona. «Quando abbiamo iniziato a lavorare con lui sapevamo che aveva un gioco adatto all’erba e qui lo ha dimostrato specialmente quando ha fatto soffrire Djokovic due anni fa. Siamo contenti di quello che abbiamo raggiunto con lui in questi anni. Nelle vittorie come queste in uno Slam ognuno può avere la sua propria storia e quella di Sinner è stata anche quella di riuscire a superare quel match con Dimitrov, nonostante tutto".
"Restare con Jannik? Chiedete a lui..."
"Dopo Parigi è stato difficilissimo, ma eravamo convinti che potesse disputare un gran torneo. Siamo contenti e orgogliosi di lui. Era importante per tantissime ragioni: non solo perché era la finale di Wimbledon, c’erano tante altre motivazioni. È stato bellissimo. È stato un match di momenti e non possiamo che essere così felici. Jannik ha un grande timing e ha migliorato tantissimo il servizio, ha grandi variazioni ed è costante. Lo abbiamo preparato per il futuro e non solo per un singolo giocatore: bisogna prepararlo per battere Shelton, Zverev, non solo Carlos. La rivalità c’è, ma sarebbe sbagliato concentrarsi solo su quella. Lui è forte naturalmente ma lavoriamo con lui giorno dopo giorno. Abbiamo parlato tanto e teniamo a cuore la sua salute mentale. Il nostro è un bel gruppo di lavoro, ma la cosa speciale è l’ambiente che si è creato. Il nostro ruolo di coach implica fare in modo tale che tutti siano allineanti scambiandosi informazioni e remando dalla stessa parte. Restare con Jannik? Chiedete a lui».

