Pagina 3 | Tutti per Sinner, Vagnozzi: “Quasi piango”. Poi il pensiero nobile di Volandri per Berrettini

È arrivata mamma Siglinde che in quella maledetta finale di Parigi aveva lasciato una parte della sua anima. Ma soprattutto è arrivato Seal, il vero e unico talismano di Jannik. Giusto in tempo per assistere alla finale delle finali, nel tempio del tennis. Con il primo italiano campione di Wimbledon. Da abbracciare stretto stretto. Da sbaciucchiare forte forte. Da passargli la mano sui riccioli rossi al vento una volta, due volte, tre volte. Un tripudio di sentimenti, di slanci affettivi, seppure con il riserbo che è caratteristica del gruppo. Ma Seal, ovvio, si staglia imperioso. Lui è definito dal popolo della rete il tifoso numero 1 del numero 1. Il tam tam, nel web, andava avanti da giorni: Seal, ti preghiamo, vieni a Church Road che un ragazzo alto, bravo e gentile ti aspetta. Aspetta il tuo sostegno, un marchio di fabbrica. Per chi non lo sapesse, il cantante britannico con sede a New York, ex compagno della top model Heidi Klum, è il baluardo della fede sinneriana, da tempi non sospetti. Lui crede in Sinner, da sempre. E quando Jannik va oltreoceano, sa di poter contare su di lui. Che agli Us Open si scatena quando carotino nostro domina la scena. Seal, uno di noi.

 

Il nuovo re di Wimbledon

Seal che anche questa volta è apparso come un segnale, per il popolo di Jannik. È bastata la prima inquadratura per mandare in pensione scongiuri e amuleti. Sì, questa volta il finale sarebbe stato diverso. Per Sinner, finalmente vincitore su Carlitos Alcaraz, non un tabù, ma una piccola bestia nera. E per mamma Siglinde, libera di gioire, con compostezza con il marito Hanspeter, il figlio Mark e tutti quelli che sono giunti per allargare il clan, regale dentro, in quel box lontano anni luce come dinamiche da quello che ospita William, Kate, George, Charlotte. E lui, il nuovo re di Wimbledon, splendido anche nel successo, con parole misurate, con gli occhi che parlano da soli: c’è orgoglio, c’è gioia.

Da Sesto a Wimbledon

Fiero lui di essere italiano, fieri noi di vivere l’epoca che passerà alla storia come quella di Jannik Sinner. A 23 anni di strada ne ha fatta tanta, con sudore e con tenacia. Dai monti di Sesto a Bordighera, da Montecarlo al mondo. Vincendo, vincendo, e ancora vincendo. Bravissimo anche a rialzarsi dopo le (poche) cadute. Ma sempre imparando e migliorando. Da Stefano Domenicali al manager-amico Alex Vittur, in quella tribunetta è come ci fosse un intero Paese che alle 17 si è fermato: tutti a guardare il Rosso che non finisce di stupire. Non siamo abituati a tanta libidine, per questo a volte si calca troppo la mano, si scivola un tantino. Ma anche Jannik ci indica come fare a riprendere la strada. Oplà, e si ricomincia. Urlando più forte che mai: forza Janniiiikkkkkkk!

 

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Le parole di Vagnozzi

La squadra sopra tutto. E tutti. Così si fa gruppo, così ci si fortifica. Umiltà, dalla famiglia agli allenatori, è il filo conduttore. «Sono felice come mai prima, quasi piango - dice Simone Vagnozzi, con gli occhi che brillano -. È forse la vittoria più bella centrata da Jannik. Sono orgoglioso di quanto ha fatto, soprattutto dopo il ko di Parigi. L’abbiamo preparata bene, ma la differenza la fa lui in campo. Gli abbiamo chiesto di essere coraggioso e in questa finale lo è stato. Se l'è andata a prendere». Un trionfo da festeggiare. «Sì, non siamo molto pratici, ci diranno. So solo che metteremo lo smoking e vedrò Sinner ballare...». Un evento, da immortalare. Vagnozzi e Darren Cahill, due che si fondono nella stessa persona. «Quando abbiamo iniziato a lavorare con lui sapevamo che aveva un gioco adatto all’erba e qui lo ha dimostrato specialmente quando ha fatto soffrire Djokovic due anni fa. Siamo contenti di quello che abbiamo raggiunto con lui in questi anni. Nelle vittorie come queste in uno Slam ognuno può avere la sua propria storia e quella di Sinner è stata anche quella di riuscire a superare quel match con Dimitrov, nonostante tutto".

"Restare con Jannik? Chiedete a lui..."

"Dopo Parigi è stato difficilissimo, ma eravamo convinti che potesse disputare un gran torneo. Siamo contenti e orgogliosi di lui. Era importante per tantissime ragioni: non solo perché era la finale di Wimbledon, c’erano tante altre motivazioni. È stato bellissimo. È stato un match di momenti e non possiamo che essere così felici. Jannik ha un grande timing e ha migliorato tantissimo il servizio, ha grandi variazioni ed è costante. Lo abbiamo preparato per il futuro e non solo per un singolo giocatore: bisogna prepararlo per battere Shelton, Zverev, non solo Carlos. La rivalità c’è, ma sarebbe sbagliato concentrarsi solo su quella. Lui è forte naturalmente ma lavoriamo con lui giorno dopo giorno. Abbiamo parlato tanto e teniamo a cuore la sua salute mentale. Il nostro è un bel gruppo di lavoro, ma la cosa speciale è l’ambiente che si è creato. Il nostro ruolo di coach implica fare in modo tale che tutti siano allineanti scambiandosi informazioni e remando dalla stessa parte. Restare con Jannik? Chiedete a lui».

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Le dichiarazioni di Binaghi e Volandri

Angelo Binaghi, presidente federale: «Una delle più grandi vittorie del tennis italiano, anche per l’importanza del torneo e per il fatto che un italiano non l’avesse mai vinto a Londra in singolare. Però, è anche importante ricordare che non è un caso isolato. Abbiamo una corazzata». Il ct Filippo Volandri: «Abbiamo iniziato a riscrivere la storia del tennis italiano qualche anno fa, forse con Matteo Berrettini in finale qui a Wimbledon. E ora è accaduto qualcosa di incredibile, il ragazzo è straordinario, passa attraverso le difficoltà, cresce e migliora ogni volta. Ha giocato una partita strepitosa. Non ha tremato quando è andato a servire per il match e non è proprio una cosa banale quando ti giochi il tuo primo Wimbledon. Bello vedere anche l'abbraccio con Vagnozzi, con Cahill, con Alex Vittur, con il papà e la mamma. La mamma, devo essere sincero, ha sofferto decisamente meno rispetto a Parigi».

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Le dichiarazioni di Binaghi e Volandri

Angelo Binaghi, presidente federale: «Una delle più grandi vittorie del tennis italiano, anche per l’importanza del torneo e per il fatto che un italiano non l’avesse mai vinto a Londra in singolare. Però, è anche importante ricordare che non è un caso isolato. Abbiamo una corazzata». Il ct Filippo Volandri: «Abbiamo iniziato a riscrivere la storia del tennis italiano qualche anno fa, forse con Matteo Berrettini in finale qui a Wimbledon. E ora è accaduto qualcosa di incredibile, il ragazzo è straordinario, passa attraverso le difficoltà, cresce e migliora ogni volta. Ha giocato una partita strepitosa. Non ha tremato quando è andato a servire per il match e non è proprio una cosa banale quando ti giochi il tuo primo Wimbledon. Bello vedere anche l'abbraccio con Vagnozzi, con Cahill, con Alex Vittur, con il papà e la mamma. La mamma, devo essere sincero, ha sofferto decisamente meno rispetto a Parigi».

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