Giustizia sportiva, l'idea di Abodi per riformarla. Ma la Juve ha già pagato

Il ministro dello Sport ipotizza una procura della Repubblica unica per indagare sui club "per evitare asimmetrie". Qualcosa di analogo a quanto fatto 20 anni fa per i ricorsi al Tar

Dopo che la Cassazione ha stabilito che la Procura di Torino non aveva la competenza di indagare (e quindi intercettare) sulla Juventus; dopo che la Procura di Bologna non ha ravvisato illeciti in un pezzo piuttosto indicativo di quell’inchiesta (caso Orsolini); dopo che altre procure della Repubblica si sono lavate le mani e altre sonnecchiano per fattispecie identiche a quelle imputate alla Juventus (plusvalenze in particolare); dopo tutto questo, al ministro dello Sport Andrea Abodi è venuto in mente che le «diverse interpretazioni delle diverse procure della Repubblica» possono determinare delle «asimmetrie temporali».

È un’osservazione corretta, forse solo un po’ asimmetrica temporalmente perché, nel frattempo, per via di quell’inchiesta di Torino che, in teoria, non sarebbe dovuta esistere, la Juventus ha pagato un conto da 100 milioni, non partecipa alla Champions League e ha visto la sua dirigenza sventrata.

Abodi, le parole sulla giustizia sportiva

Ieri pomeriggio, ospite di Emilio Mancuso alla Politica nel Pallone, il ministro ha toccato moltissimi argomenti, dallo sport nelle scuole (dopo la storica introduzione dello concetto di sport nella Costituzione) alla riforma della legge Melandri sui diritti tv («Da riformare») fino ai dialoghi arbitro-Var resi pubblici («Occasione di crescita culturale») e si è poi soffermato sui problemi della Giustizia Sportiva con un’idea originale. «La riforma della giustizia sportiva non può avvenire per via politica, ma attraverso un’autoanalisi e mettendosi in discussione. Il corpo normativo ha la sua validità, ma c’è qualcosa che non ha funzionato e noi faremo la nostra parte. Con il ministro della Giustizia Nordio stiamo lavorando a una serie di verifiche sulla possibilità di individuare una procura della Repubblica sulla quale concentrare tutti i procedimenti che riguardano la tematica sportiva, almeno per quel che riguarda gli sport a squadre professionistiche, per evitare che le diverse interpretazioni delle diverse procure della Repubblica determinino delle asimmetrie temporali che fanno comprendere che è necessaria uniformità di giudizio anche nelle tempistiche. Sarebbe un grande passo in avanti».

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Abodi, le asimmetrie e la Juventus

Qualcosa di analogo, d’altronde, era stato istituito, vent’anni fa, per i ricorsi al Tar: onde evitare che ogni club si rivolgesse a quello della propria Regione (generalmente amico), si era scelto quello del Lazio per risolvere qualsiasi controversia che non si fosse esaurita dopo l’ultimo grado della giustizia sportiva. Ora Abodi pensa anche a una Procura unica, il che risolverebbe il problema dell’uniformità di giudizio (non solo della questione temporale citata in radio dal Ministro), ma porrebbe diversi problemi pratici: da quale Procura scegliere fino a quali perimetri di indagine assegnarle.

Ovvero, l’applicazione pratica dell’idea ha una notevole complessità giuridica (e di compatibilità costituzionale). Resta, tuttavia, lo spunto che scaturisce dalle parole del ministro: c’è stata, quindi, una «asimmetria» (ah che belli i forbiti eufemismi dei politici), ovvero c’è un club che ha pagato pesantemente e altri che galleggiano nella zona grigia. Insomma, bisognerebbe forse riflettere di come quell’asimmetria continui a far girare vorticosamente le scatole a milioni di tifosi e spiegare loro qualcosa.

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Dopo che la Cassazione ha stabilito che la Procura di Torino non aveva la competenza di indagare (e quindi intercettare) sulla Juventus; dopo che la Procura di Bologna non ha ravvisato illeciti in un pezzo piuttosto indicativo di quell’inchiesta (caso Orsolini); dopo che altre procure della Repubblica si sono lavate le mani e altre sonnecchiano per fattispecie identiche a quelle imputate alla Juventus (plusvalenze in particolare); dopo tutto questo, al ministro dello Sport Andrea Abodi è venuto in mente che le «diverse interpretazioni delle diverse procure della Repubblica» possono determinare delle «asimmetrie temporali».

È un’osservazione corretta, forse solo un po’ asimmetrica temporalmente perché, nel frattempo, per via di quell’inchiesta di Torino che, in teoria, non sarebbe dovuta esistere, la Juventus ha pagato un conto da 100 milioni, non partecipa alla Champions League e ha visto la sua dirigenza sventrata.

Abodi, le parole sulla giustizia sportiva

Ieri pomeriggio, ospite di Emilio Mancuso alla Politica nel Pallone, il ministro ha toccato moltissimi argomenti, dallo sport nelle scuole (dopo la storica introduzione dello concetto di sport nella Costituzione) alla riforma della legge Melandri sui diritti tv («Da riformare») fino ai dialoghi arbitro-Var resi pubblici («Occasione di crescita culturale») e si è poi soffermato sui problemi della Giustizia Sportiva con un’idea originale. «La riforma della giustizia sportiva non può avvenire per via politica, ma attraverso un’autoanalisi e mettendosi in discussione. Il corpo normativo ha la sua validità, ma c’è qualcosa che non ha funzionato e noi faremo la nostra parte. Con il ministro della Giustizia Nordio stiamo lavorando a una serie di verifiche sulla possibilità di individuare una procura della Repubblica sulla quale concentrare tutti i procedimenti che riguardano la tematica sportiva, almeno per quel che riguarda gli sport a squadre professionistiche, per evitare che le diverse interpretazioni delle diverse procure della Repubblica determinino delle asimmetrie temporali che fanno comprendere che è necessaria uniformità di giudizio anche nelle tempistiche. Sarebbe un grande passo in avanti».

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