Il gup del Tribunale di Bologna, a tempo di record, ha disposto nel pomeriggio di ieri l’archiviazione del procedimento a carico del club rossoblù imperniato sull’ormai celebre “carta Orsolini”, da oggi sorella maggiore delle varie e altrettanto note “carta Mandragora”, “carta Traoré” e via discorrendo.
La decisione, per intenderci, riguarda il valore legale attribuito a una delle scritture private tra la Juventus e altri club italiani, rinvenute dalla Procura di Torino nel corso dell’inchiesta Prisma e diventate parte integrante delle accuse mosse alla società bianconera nel dossier sui conti della Continassa nel triennio tra il 2018 e il 2021. E segue la richiesta d’archiviazione, da parte del pm competente, arrivata due settimane fa soltanto. No, dunque: nell’affare Orsolini non è stato rinvenuto alcun reato e, di conseguenza, non ci sono colpevoli da indagare per falso in bilancio.
Apripista
Quali conseguenze comporta per la Juventus questo nuovo passaggio? Pressoché nessuna, a livello sportivo: il doppio procedimento contro i bianconeri si è ormai consumato, portando a una penalizzazione di 10 punti in un caso e a un patteggiamento con la Procura federale nell’altro. Ma, in tema penale, racconta invece di come i documenti raccolti a Torino possano essere interpretati secondo una chiave di lettura diversa rispetto a quella sabauda, (anche) in funzione della quale si è arrivati alla revocazione della precedente sentenza sportiva d’assoluzione. L’archiviazione di Bologna, però, può rappresentare soprattutto un precedente in grado di indirizzare i prossimi procedimenti in giro per l’Italia, dal momento che gli atti dell’inchiesta Prisma sono stati “spacchettati” e consegnati dalla Procura di Torino a quelle di Genova, Bergamo, Udine, Modena e Cagliari.
