Ma, giusto per chiudere questo commento controcorrente e che probabilmente non piacerà a chi ha dominato con merito in lungo e in largo le ultime due stagioni (e probabilmente farà così anche la prossima), va detto che esaltare Martin nel giorno in cui è andato oltre ogni limite, correndo alla Marc Marquez (diciamolo, un po’ sporco o comunque incurante degli altri in pista), è fuori luogo. Certo, c’era la pressione, l’atteggiamento del “o la va o la spacca”. Certo, c’erano gli spagnoli a soffiare su un fuoco già acceso, ma Jorge prima ha colpito Bagnaia (con un aletta poteva bucargli la gomma...) ed è rientrato in pista come un pazzo quasi centrando Aleix Espargaro, poi è andato fuori di testa per la resistenza di Viñales (ma come si permetteva), quindi ha speronato e fatto volare in modo orripilante proprio Marquez, che non s’è lamentato ammettendo che lui per primo corre così (d’altronde al via ha buttato a terra Bezzecchi).
Bagnaia nella storia
No, così non va. Bagnaia non farebbe mai e poi mai fatto qualcosa di simile. Perché non ne ha bisogno. La tripla, per restare sulla metafora cestistica dei suoi festeggiamenti, Pecco l’ha messa pulita, rischiando la vita a Barcellona e rialzandosi in silenzio per mettere i piedi praticamente sempre sul podio. E vincere il Mondiale vincendo, come Alvaro Bautista in Superbike. Perché è il migliore, il più forte. Anche della Ducati.