Vialli e la lite tra Trapattoni e Sacchi
Nell’88, dopo la partita contro la nazionale sovietica (il muro di Berlino era ancora su), scrisse: “Stradi-Vialli si abbatte come uno splendido berbero sgarrettato per delittuosa nequizia” e poi “Luca da Cremona entra nel Walhalla dei grandi cannonieri italiani, ultimo dei quali, nel tempo, è Luis Riva detto Rombo di tuono”. Su di lui bisticciano Trapattoni e Sacchi: nel ’92 uno lo vuole centrocampista, il secondo, allenatore degli Azzurri, solo centravanti («Faccia il centravanti e basta: a me non interessa che cominci l’azione e la prosegua», disse l’allora ct della Nazionale). Ma poi, a Malta, la partita che valeva le qualificazioni al Campionato del mondo 1994 gira storta e l’idea di Trap non sembra più malaccio: Vialli meno bomber e più regista, lontano dalla porta, dietro la coppia Baggio e Ravanelli o Baggio e Casiraghi («Un Vialli più arretrato può consentirmi di schierare un altro attaccante quando le situazioni lo richiedano», risponde Trap a chi gli chiede perché abbiano investito 45 miliardi in uno che non va in gol e se vale la pena sacrificare a centrocampo un goleador). «Lui sa pressare, è intelligente, passa il pallone di prima, insomma è un centrocampista nato», dice il tecnico della Juve, «Deve soltanto abituarsi al ruolo, Luca è d’accordo, tra noi il dialogo è chiaro». In realtà Vialli, che non è più lo stesso Vialli, sta semplicemente zitto. E con il silenzio, arriva la decisione di andarsene al Chelsea.
L'ironia di Vialli
Vialli ormai vive a Londra dal 1996 («La gente paga le tasse», dice, «si ferma alle strisce pedonali, fa la coda. C’è un equilibrio fantastico tra disciplina e libertà”) e l’Italia gli va bene per le vacanze. Il carattere non è cambiato: ha trattato la malattia che lo ha colpito al pancreas con la riservatezza di un lombardo e la responsabilità di un personaggio pubblico; dopo aver confessato di essere andato in giro con un maglione sotto la camicia per nascondere di aver perso 17 chili, oggi riesce persino a scherzarci: «Era impossibile tenerlo nascosto ai miei figli: scoreggiavo dalla mattina alla sera. Facevo delle scoregge record, sembravo un legionario». Della sua guarigione parla di «approccio olistico», cioè il tutto è superiore alla somma delle sue parti: l’operazione, certo, e le cure, tuttavia la parte spirituale e mentale, la forza del subconscio sono ciò che gli permette di non mollare mai. Io, l’approccio olistico, lo riferisco direttamente a lui: il Vialli essere umano è superiore al suo dribbling, ai gol di testa e alle rovesciate (come quel gol formidabile contro la Cremonese, 23 ottobre 1994), come il suo spirito di sacrificio è superiore al carisma, al fiuto per il gol, alla tecnica, alla potenza, alla rapidità. Caro Gianluca, per lei il mio tifo più forte e più affettuoso.