“Contatti Lazio”: Cantone e il dossieraggio Gravina tra giallo e scandalo

A Perugia si indaga sull’origine della raccolta abusiva di informazioni. Il procuratore del capoluogo umbro ha illustrato numeri, fatti e osservazioni e riflessioni sugli accessi illegali alle banche dati sensibili

TORINO - Non devono essere affatto dispiaciute a Gabriele Gravina, presidente della Figc, le parole utilizzate nella deposizione alla Commissione Antimafia dal procuratore di Perugia, Raffaele Cantone. Il magistrato ha illustrato a 360 gradi numeri, fatti, osservazioni e riflessioni rispetto agli accessi illegali a banche dati sensibili da parte del finanziere Striano e il pm Antonio Laudati della direzione nazionale antimafia.

"Contatti con soggetti della Lazio"

E a proposito delle irregolarità compiute per spulciare conti e non solo del numero uno del calcio italiano, ha specificato: "Ci sono stati una serie di contatti con soggetti della Lazio, ma finché non si trova la prova non ci sono responsabilità. Abbiamo ascoltato, a Perugia, Claudio Lotito come persona informata sui fatti, poi abbiamo ritenuto di trasmettere gli atti alla procura di Roma". La quale poi, come si sa, ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati ma, a quel punto, lo stesso Gravina per accelerare il tutto e ridurre i tempi della gogna mediatica ha ottenuto mercoledì stesso di essere sentito alla presenza dei propri avvocati diventando così sì indagato, per le ipotesi di autoriciclaggio e appropriazione indebita, ma mettendosi nella posizione di poter andare al contrattacco.

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Gravina, i fatti e la replica

La querelle è legata a una caparra di circa 250 mila euro ottenuta da Gravina per l’opzione sulla vendita di una collezione di libri antichi firmata da chi stava acquisendo i diritti tv della Lega Pro (anno 2018) quando lo stesso era numero uno della Serie C. Secondo la ricostruzione che avrebbe voluto disegnare Gravina colpevole, i soldi sarebbero serviti per contribuire al pagamento di un appartamento a Milano: circostanza che il presidente ha spiegato di aver smontato con tanto di documentazioni non solo bancarie proprio alla magistratura romana.

Ieri il presidente Gravina ha parlato della sua vicenda a margine della visita nella Capitale agli arbitri. "A livello personale c’è amarezza, mi dispiace. Quando ricopri una carica istituzionale e vieni colpito a livello personale è chiaro che si soffra e io sto soffrendo perché vengo attaccato a livello di credibilità. Questo mette in difficoltà il nostro sistema. Qualcuno, da un po’ di tempo, cerca di minare la stabilità del nostro sistema, ma non si rende conto che caratterialmente sono molto forte nelle mie reazioni. Tutta l’attività di dossieraggio, cosa che mi è stata comunicata a Perugia dove sono parte lesa, è fatta da contenuti falsi. Ho dovuto, pur non essendo indagato, chiedere di essere indagato. So che è una contraddizione, ma era necessario da parte mia fare questa scelta. Nessun magistrato mi ha rivolto nessuna accusa, sia chiaro, e mi sono dovuto fare indagare per difendermi, contro il secondo dossieraggio, che sono le falsità di qualcuno che si diverte con veline anonime. Credo che la fonte sia sempre la stessa. Ho esibito documenti ufficiali con data certa e tutto ha avuto riscontro e risposta. Ho chiesto che ci sia l’accertamento della verità, è giusto che i magistrati svolgano serenamente il proprio lavoro, ma se ci sono delle responsabilità voglio sapere i nomi dei mandanti di questo dossieraggio".

Rabbia Gravina: "Mi sono fatto indagare per difendermi. Ora i nomi dei mandanti"

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Tra gli spiati anche juventini

Gravina dunque, e non potrebbe essere diversamente, entra a gamba a tesa sulla vicenda, forte anche della sua scelta strategica che gli consente una maggior libertà d’azione. Il giorno precedente i suoi legali avevano così commentato l’incontro con i magistrati capitolini: "Il nostro assistito è una persona offesa - hanno chiarito i legali di Gravina dopo aver consegnato alla Procura di Roma un’ampia memoria difensiva - per questo auspica si faccia luce quanto prima su quella che si sta profilando come una vera e propria attività di dossieraggio, rispetto alla quale si augura anche l’individuazione dei mandanti".

E a proposito di mandanti, l’elenco dei Wanted, ovvero dei ricercati, è bello lungo visto che gli spionaggi sono stati trasversali e numerosissimi. Nel mirino personalità politiche di primissimo piano oltre che personaggi dello spettacolo e appunto dello sport (Andrea Agnelli, Cristiano Ronaldo e Massimiliano Allegri, a testimonianza di come gli juventini siano loro malgrado una calamita per certi inquirenti). Di fatto ci si trova di fronte a un gigantesco tentativo di spiare in maniera fraudolenta persone che evidentemente erano finite nel mirino di chi non nutriva pensieri e idee gentili nei loro confronti...

Gravina indagato a Roma per appropriazione indebita e autoriciclaggio

Cantone lancia l'allarme

Ecco ancora il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone: "Non mi occupo di bolle di sapone. Non me ne sono mai occupato neanche da bambino". Nel corso delle 3 ore di audizione a Palazzo San Macuto, riferisce fatti inquietanti: "Condivido integralmente le parole del procuratore antimafia Giovanni Melillo - ha spiegato Cantone - sul fatto che i numeri lasciano pensare ci sia altro dietro. I numeri inquietano perchè sono davvero mostruosi". Sarebbero infatti 33.528 i file scaricati da Striano in 4 anni. L’ombra di un sistema complesso, che vedeva in Striano la punta dell’iceberg, emerge proprio dall’audizione di Cantone: "il mercato delle Sos (Segnalazioni di operazioni sospette, ndr) non si è mai fermato". Nel pomeriggio Cantone e Melillo sono stati ascoltati dal Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza pubblica), nell’attesa che anche il Csm possa accogliere la loro richiesta di audizione: "Il Csm valuterà se e quando sentirci - ha detto Cantone lasciando Palazzo San Macuto -. Noi ci siamo messi a disposizione. Le cose che abbiamo detto sono state pronunciate in seduta pubblica, quindi si potrebbe anche ritenere sufficiente quello che abbiamo detto".

Quando la giustizia comincia con “in” e la paradossale realtà che stiamo vivendo

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TORINO - Non devono essere affatto dispiaciute a Gabriele Gravina, presidente della Figc, le parole utilizzate nella deposizione alla Commissione Antimafia dal procuratore di Perugia, Raffaele Cantone. Il magistrato ha illustrato a 360 gradi numeri, fatti, osservazioni e riflessioni rispetto agli accessi illegali a banche dati sensibili da parte del finanziere Striano e il pm Antonio Laudati della direzione nazionale antimafia.

"Contatti con soggetti della Lazio"

E a proposito delle irregolarità compiute per spulciare conti e non solo del numero uno del calcio italiano, ha specificato: "Ci sono stati una serie di contatti con soggetti della Lazio, ma finché non si trova la prova non ci sono responsabilità. Abbiamo ascoltato, a Perugia, Claudio Lotito come persona informata sui fatti, poi abbiamo ritenuto di trasmettere gli atti alla procura di Roma". La quale poi, come si sa, ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati ma, a quel punto, lo stesso Gravina per accelerare il tutto e ridurre i tempi della gogna mediatica ha ottenuto mercoledì stesso di essere sentito alla presenza dei propri avvocati diventando così sì indagato, per le ipotesi di autoriciclaggio e appropriazione indebita, ma mettendosi nella posizione di poter andare al contrattacco.

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