Gravina, i fatti e la replica
La querelle è legata a una caparra di circa 250 mila euro ottenuta da Gravina per l’opzione sulla vendita di una collezione di libri antichi firmata da chi stava acquisendo i diritti tv della Lega Pro (anno 2018) quando lo stesso era numero uno della Serie C. Secondo la ricostruzione che avrebbe voluto disegnare Gravina colpevole, i soldi sarebbero serviti per contribuire al pagamento di un appartamento a Milano: circostanza che il presidente ha spiegato di aver smontato con tanto di documentazioni non solo bancarie proprio alla magistratura romana.
Ieri il presidente Gravina ha parlato della sua vicenda a margine della visita nella Capitale agli arbitri. "A livello personale c’è amarezza, mi dispiace. Quando ricopri una carica istituzionale e vieni colpito a livello personale è chiaro che si soffra e io sto soffrendo perché vengo attaccato a livello di credibilità. Questo mette in difficoltà il nostro sistema. Qualcuno, da un po’ di tempo, cerca di minare la stabilità del nostro sistema, ma non si rende conto che caratterialmente sono molto forte nelle mie reazioni. Tutta l’attività di dossieraggio, cosa che mi è stata comunicata a Perugia dove sono parte lesa, è fatta da contenuti falsi. Ho dovuto, pur non essendo indagato, chiedere di essere indagato. So che è una contraddizione, ma era necessario da parte mia fare questa scelta. Nessun magistrato mi ha rivolto nessuna accusa, sia chiaro, e mi sono dovuto fare indagare per difendermi, contro il secondo dossieraggio, che sono le falsità di qualcuno che si diverte con veline anonime. Credo che la fonte sia sempre la stessa. Ho esibito documenti ufficiali con data certa e tutto ha avuto riscontro e risposta. Ho chiesto che ci sia l’accertamento della verità, è giusto che i magistrati svolgano serenamente il proprio lavoro, ma se ci sono delle responsabilità voglio sapere i nomi dei mandanti di questo dossieraggio".
Rabbia Gravina: "Mi sono fatto indagare per difendermi. Ora i nomi dei mandanti"