Non ha camminato sulle acque mercoledì sera contro i rossoneri, ma quasi. Warren Zaïre-Emery ha fatto la sua irruzione nel calcio che conta a 17 anni e 231 giorni, prima ancora di potersi vantare con gli amici di poter guidare un'automobile.
Zaire-Emery, mvp di Psg-Milan
Nettamente al di sopra di tutti nel match tra Paris Saint Germain e Milan per rendimento e tenuta mentale, la perla del vivaio del club parigino ha definitivamente rotto gli indugi mercoledì sera, dominando il gioco e servendo il pallone del primo e del terzo gol. Nell'azione del centro di Kylian Mbappé, che sbloccava il match al 32’ del primo tempo, la sua capacità di spezzare in due il Milan andando via di velocità e di forza a Reijnders aveva sorpreso tutti ma non Luis Enrique, che da settimane lo elogiava per le sue qualità e a fine partita ne ha osannato l'attitudine da professionista: "Un esempio perfetto per tutti i giovani che sono al nostro centro di formazione". Infaticabile e sempre in grado di piazzarsi al posto giusto, il centrocampista di origini martinicane è diventato il giocatore più veloce a servire due assist in uno stesso match di Champions League, battendo di 19 giorni Theo Walcott, ex enfant terrible dell'Arsenal. Il tutto in una partita nella quale ha recuperato otto palloni, il numero più alto nell'incontro di mercoledì sera.
Candidato al prossimo Golden Boy
Un prodigio mentale, atletico e fisico, capace di correre benissimo all'indietro e abilissimo anche a dare il via alla manovra. Un calciatore completo che già si candida al prossimo Golden Boy, trofeo che ogni anno Tuttosport riserva al miglior giovane in circolazione. Il classe 2006 è uno dei pretoriani irrinunciabili di Luis Enrique, oltre che il principale approvvigionatore di assist del Psg con 5 distribuiti finora in questa stagione. Sia le statistiche sia le fiammate ne illustrano dunque la centralità nel progetto parigino, come dimostrato anche dal fatto che il centrocampista è il quarto giocatore di movimento con più minutaggio dietro a Skriniar, Hakimi e Lucas Hernandez. Insomma, dalla cintola in su è lui l'uomo al quale Lucho non rinuncerebbe neanche sotto tortura. Un motorino instancabile e dal cervello sopraffino, accompagnato da dei piedi sapienti. Una sorta di 4X4 per l'allenatore asturiano, che avrà sicuramente notato come i 34,6 chilometri totali percorsi nelle tre partite di Champions dal quasi 18enne siano praticamente il doppio di quelli effettuati da qualsiasi altro giocatore del Psg. Un altro attestato statistico del suo strapotere atletico.