Zaire-Emery, le parole post Psg-Milan
A fine gara il centrocampista è intervenuto ai microfoni di Canal Plus per esternare la sua allegria: "Sono molto felice della mia prestazione. Poi però è anche vero che abbiamo dominato soprattutto grazie al lavoro di squadra. Abbiamo fatto tutto insieme, e soprattutto ci siamo divertiti a giocare insieme. È qualcosa che stiamo vedendo spesso in questa stagione, siamo una squadra unita in campo e stiamo lavorando duro l'uno per l'altro". Abnegazione e umiltà, queste le sue caratteristiche. Come a voler allontanare la pressione di essere per la prima volta sotto i riflettori da grande protagonista nonostante la tenera età. E il tutto senza andare neanche in rete. A dimostrazione del fatto che la sua qualità prescinde dalla principale misurazione dell'impatto di un calciatore sulla partita.
Il meglio deve ancora venire
Il giovane Warren non è un goleador, e probabilmente non lo sarà mai. Non diventerà mai un trequartista dal gol facile come Jude Bellingham, un ventenne già forte e decisivo come un veterano. Ma la sua impronta sul gioco e sull'indole della squadra parigina è già ben visibile proprio per la sua umiltà, una dote che lo aiuta a sentirsi utile in varie parti del campo e lo porta al sacrificio in tutte le situazioni. Marcato dal destino fin dal suo debutto con la prima squadra del Psg a soli 16 anni e cinque mesi, stabilendo il record assoluto del club, il nativo di Montreuil sta volando nella costruzione del suo cursus honorum. A velocità strepitosa, come fa in campo. Sia avanti quando deve spingere, sia indietro quando deve rinculare. Ormai non si tratta più di un semplice progetto, ma di un giocatore totalmente fatto. Finito, però, ancora non lo è. Perché a neanche 18 anni i margini di miglioramento sono infiniti, specialmente con la maturità che ha dato prova di possedere. Una testa ben piazzata su un corpo molleggiato e fibroso. E con un tecnico come Lucho, che di giovani talenti ne sa, l'esplosione vera deve ancora avvenire.