Il calcio femminile in Italia e all'estero
"Siamo molto lontani dagli altri paesi. In Spagna i giornali dedicano anche prime pagine alle squadre femminili di Real Madrid e Barcellona, ma noi siamo partiti dopo: fino al 2016-2017 non c'era questo movimento, non possiamo paragonarci a paesi che lo fanno da 15-20 anni. Noi, inteso come Italia e Juve, abbiamo fatto un percorso veloce, ma nato da poco. E' un discorso di cammino, di percorso, non possiamo porci obiettivi che vanno oltre le possibilità oggettive. La Juventus ha fatto molto, ora lo fanno anche le altre, ma c'è ancora strada da fare. Per far crescere il movimento serve parlare di quel che si ha, non di quello che manca. E' passione, intensità, tattica, costruzione degli spazi. Non ho mai sentito dire che Serena Williams tira più piano di Novak Djokovic, invece per il calcio sento sempre parlare della forza dei tiri. Abbiamo un problema reale di reclutamento in Italia, è un tema che si solleva poco ma è cruciale: scegliamo ragazzine che hanno provato prima altri sport, sono solo un paio d'anni in cui abbiamo più scelta. I grandi investitori poi, al momento, sono i club, ma non può durare all'infinito: ogni attività, se non è profittevole, prima o poi finisce. Il nostro mercato è particolare: siamo noni nel Ranking Uefa, e le otto che ci precedono sono quelle società che fanno grandi calciomercati, al momento non ci possiamo ancora avvicinare a loro. Il club è disposto a spendere più di quanto si ricava, ma entro certi limiti: in Italia abbiamo profitti troppo inferiori. Oggi abbiamo un mercato più di fantasia: intercettiamo talenti prima che vadano in top club oppure calciatrici che vivono un momento non favorevole, per il resto bisogna attingere dalle academy".