Scudetto Inter, è Inzaghi contro Inzaghi. Le insidie? Le coppe e i precedenti

Il timore di chiudere il terzo anno in nerazzurro senza il titolo ha stravolto le strategie alla Pinetina: cosa è cambiato e cosa preoccupa

MILANO - Per centrare la seconda stella Simone Inzaghi dovrà invertire una delle tendenze che lo contraddistinguono da quando allena: il girone di ritorno a ritmo più lento rispetto all’andata. È sempre successo tranne che nella stagione 2020-21, l’ultima sulla panchina della Lazio prima della chiamata dell’Inter per sostituire Antonio Conte. In quell’occasione il tecnico piacentino totalizzò lo stesso numero di punti nelle due metà del campionato: 34. Per il resto l’ex centravanti ha fatto sempre viaggiare i suoi calciatori più velocemente fino al giro di boa.

In tre occasioni sono state ben otto le lunghezze di differenza: con la Lazio 2017-18 e 2019-20, con l’Inter 2021-22. Nelle ultime due circostanze questa frenata è costata lo scudetto. Prima del lockdown la Lazio stava filando spedita verso un tricolore insperato con un gioco entusiasmante. Stesso discorso per la cavalcata nerazzurra di due campionati fa, quando Handanovic e compagni avevano un margine di +7 sul Milan, progressivamente eroso a partire dal derby perso in rimonta il 5 febbraio 2022.

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Inzaghi campione d'inverno? Già successo, poi...

Adesso Inzaghi ha messo in cassaforte un altro titolo di inverno, chiudendo l’andata a quota 48 punti, il massimo da quando allena. Ma la Juventus, complice l’assenza di impegni infrasettimanali nelle coppe europee, è molto più vicina del Milan di due anni fa. Il vantaggio di appena due punti sui bianconeri obbliga a mantenere una velocità di crociera costante.

L’Inter attuale ha una competizione in meno da disputare in confronto a quella che subì la risalita del Milan: la Coppa Italia è già terminata. C’è, però, una possibile partita in più di Supercoppa italiana: finale secca con la Juventus a San Siro a gennaio 2022, semifinale ed eventuale finale in Arabia Saudita adesso. E resta sempre il cammino in Champions League...

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Il timore Juve: è turnover in Europa

Ma Inzaghi sta dosando le forze con maggiore oculatezza. Il girone di Champions, complice la caratura abbordabile delle avversarie, è stato affrontato con le seconde linee in diverse partite. Ed è aumentata anche la turnazione in campionato. L’ultimo mercato estivo, pur nelle ristrettezze obbligate dalla necessità di investire solo quanto incassato dalle cessioni, è stato costruito anche con questa finalità: garantire alternative quasi in ogni ruolo proprio per consentire a Inzaghi di ruotare i calcatori senza far scendere il livello.

Un obiettivo centrato in molte posizioni di campo con una vistosa eccezione: l’attacco. Nel reparto offensivo il rendimento della coppia titolare Lautaro-Thuram è enormemente superiore a ogni combinazione che viene a crearsi quando sono chiamati in causa Arnautovic o Sanchez.

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Cambio di focus: dalle coppe al campionato

Un riflesso della ristrettezza del percorso lungo il quale possono muoversi gli uomini mercato nerazzurri visto che sul rettilineo finale della sessione estiva è stato inevitabile scegliere se investire per un ultimo rinforzo in difesa o in attacco. E la decisione è caduta sul reparto arretrato con Pavard, acquisto più caro della campagna acquisti (30 milioni più 2 di bonus al Bayern Monaco). Inzaghi, comunque, può sentirsi più coperto soprattutto in mezzo dove nella scorsa stagione non c’era un elemento come Frattesi tra i sostituti. Ed è cambiata soprattutto la gerarchia dei traguardi da inseguire. Adesso il focus è nettamente proiettato sull’inseguimento allo scudetto, che porterebbe allo storico trionfo della seconda stella.

Nelle precedenti due annate alla guida dell’Inter, invece, c’era una proiezione molto forte anche sulle coppe. Con due Coppe Italia e altrettante Supercoppe italiane in bacheca, oltre alla finale di Champions League raggiunta a giugno, è diventata preminente la campagna del campionato. È questo il fattore che può fare la differenza per non frenare alla distanza.

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MILANO - Per centrare la seconda stella Simone Inzaghi dovrà invertire una delle tendenze che lo contraddistinguono da quando allena: il girone di ritorno a ritmo più lento rispetto all’andata. È sempre successo tranne che nella stagione 2020-21, l’ultima sulla panchina della Lazio prima della chiamata dell’Inter per sostituire Antonio Conte. In quell’occasione il tecnico piacentino totalizzò lo stesso numero di punti nelle due metà del campionato: 34. Per il resto l’ex centravanti ha fatto sempre viaggiare i suoi calciatori più velocemente fino al giro di boa.

In tre occasioni sono state ben otto le lunghezze di differenza: con la Lazio 2017-18 e 2019-20, con l’Inter 2021-22. Nelle ultime due circostanze questa frenata è costata lo scudetto. Prima del lockdown la Lazio stava filando spedita verso un tricolore insperato con un gioco entusiasmante. Stesso discorso per la cavalcata nerazzurra di due campionati fa, quando Handanovic e compagni avevano un margine di +7 sul Milan, progressivamente eroso a partire dal derby perso in rimonta il 5 febbraio 2022.

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