Illusione
Oltre al texano, è Danilo l’unica novità proposta da Allegri (acclamato prima del fischio d’inizio dalla curva che gli ha dedicato anche uno striscione) rispetto alla partita di Napoli, dove in effetti la prestazione era stata positiva. Sette, invece, i giocatori cambiati da Gasperini rispetto alla formazione titolare schierata mercoledì a Lisbona contro lo Sporting. La Juve è partita confermando la buona prova del Maradona: aggressiva quando l’Atalanta iniziava l’azione, recuperando anche più di un pallone in zona offensiva, pronta a compattarsi davanti alla propria area quando i nerazzurri uscivano dal pressing.
E così si era arrivati al 7 tiri contro 0 del 34’ del primo tempo, mezzora abbondante che però aveva messo in luce come detto anche gli imbarazzanti limiti bianconeri a livello di finalizzazione. Limiti emersi anche a inizio ripresa, quando la squadra di Allegri, dopo aver un po’ accusato il gol subito nel finale di primo tempo, è di nuovo partita forte alla ricerca del pareggio ma già al 5’ lo ha fallito con Chiesa, che ha allargato troppo il diagonale di sinistro da ottima posizione. Mentre un paio di minuti dopo c’è voluto un volo di Szczesny per negare il raddoppio a Scamacca a conclusione di un contropiede atalantino.
Anche senza il colpo del ko, a forza di picchiare la Juve è poi riuscita a mettere al tappeto l’Atalanta con l’uno-due firmato Cambiaso-Milik, ma ancora Koopmeiners (col terzo tiro nello specchio sui sette dell’Atalanta) ha rialzato i bergamaschi spezzando l’illusione di una vittoria in rimonta che alla Juve sarebbe servita moltissimo in classifica, ma altrettanto a livello morale e mentale. Vittoria che ora dovrà provare a prendersi a tutti i costi domenica col Genoa.