Pagina 5 | La verità sull’inchiesta Juventus: il manuale per capire tutti i fatti

TORINO - Circolano frammenti di conversazioni al ristorante, stralci di email, pezzi di intercettazioni telefoniche e un complesso impianto accusatorio riassunto nelle 544 pagine di richiesta di misure cautelari. Circolano nel vero senso della parola: perché sono in giro esattamente da un anno (quando una parte delle telefonate era stata diffusa insieme alle principali contestazioni sul bilancio juventino); e anche perché girano vorticosamente e disordinatamente sui media, creando un clima giustizialista, reso ansiogeno dalle analisi, a volte un po’ spericolate, dei rischi che corre la Juventus. Delineare il futuro dell’inchiesta penale e di quella sportiva, oggi è prematuro, viola il principio di presunzione di innocenza e porta su un terreno assai scivoloso, essendo la materia del falso in bilancio molto complessa e tecnica, quindi non così facile da maneggiare. In questo momento è più onesto mettere insieme i fatti di cui siamo a conoscenza, provando a contestualizzarli meglio, ripulendoli dal sensazionalismo.

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Gli eventuali processi

La Juventus nel corso dei prossimi mesi potrebbe trovarsi a fronteggiare due tipi di processo: uno penale e uno sportivo (probabile quello della Federcalcio, da stabilire se ci sarà un procedimento Uefa). Le accuse di cui dovrà rispondere sono sostanzialmente uguali, anche se i due ordinamenti inquadrano le presunte violazioni da angoli diversi e potrebbero avere esiti diversi. Il processo penale si potrebbe svolgere (il condizionale è legato al fatto che il Giudice per l’Udienza Preliminare deve ancora esprimersi sui rinvii a giudizio) a Torino, ma non è detto. Il 18 dicembre la Procura Generale della Cassazione si esprimerà sulla richiesta della Juventus di spostare il processo a Milano o Roma. La richiesta è stata avanzata perché le contestazioni ricadono nel reato di “false comunicazioni sociali” che, essendo la Juventus quotata alla Borsa di Milano, sono stati teoricamente commessi proprio lì (o a Roma, dove hanno sede i server della Borsa). Se il processo venisse spostato a Milano, i pm torinesi dovrebbero passare la loro indagine ai colleghi milanesi e la decisione dell’eventuale rinvio a giudizio sarebbe presa dal tribunale di Milano. Cambierebbe qualcosa? Sarebbe un brutto colpo per gli inquirenti, perché verrebbe loro sottratta l’inchiesta, ma non è detto che spiani la strada alla vittoria della Juventus (anche se la Procura milanese ha indagato su analoghe ipotesi di reato dell’Inter optando per l’archiviazione). Il primo appuntamento in aula, quindi, è il 18 dicembre a Roma per decidere la sede del processo penale, che se tutto filasse a gran velocità potrebbe essere celebrato a cavallo fra la primavera e l’autunno. Prima è lecito attendersi che arrivi la giustizia sportiva, che ha aperto un fascicolo e potrebbe arrivare al processo nel giro di tre o quattro mesi (e il giudizio è solitamente molto celere).

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Le plusvalenze

La prima è legate alle plusvalenze da operazioni di calciomercato che gli inquirenti ritengono fittizie perché create ad arte gonfiando i prezzi di due giocatori che vengono scambiati fra due club. È la parte di inchiesta che, allo stato attuale delle cose, appare meno preoccupante per la Juventus. Intanto perché quasi certamente non sarà oggetto di processo sportivo (per le stesse plusvalenze contestate dalla Procura la Juventus, insieme ad altri club, è stata assolta due volte in sede sportiva, per una sentenza che la stessa Figc considera definitiva). Ma anche in sede penale, l’ipotesi di reato è stata affievolita dal Giudice per le Indagini Preliminari che, di fronte alla richiesta di misure cautelari che spingeva molto sul tema, ha espresso i propri dubbi. D’altronde, le plusvalenze sono da sempre un terreno scivoloso per chi vuole dimostrarne la falsità, non essendoci un parametro oggettivo per fissare il prezzo di un giocatore ed esiste una discreta giurisprudenza (sia penale che sportiva) in questo senso.

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La manovra stipendi

Sarà la principale accusa intorno alla quale ruoteranno i processi: sia quello sportivo che quello penale. Nel marzo del 2020, la Juventus si era accordata con i suoi giocatori affinché loro rinunciassero a quattro mensilità per fronteggiare l’emergenza Covid tre delle quali, secondo il comunicato, sarebbero state eventualmente risarcite al verificarsi di vari eventi, primo fra tutti la ripresa dell’attività (in quel momento ferma e che riprenderà a fine giugno). Contestualmente la Juventus raggiungeva un accordo, siglato dal presidente Agnelli e dal capitano Chiellini, che garantiva ai giocatori il risarcimento delle tre mensilità. Successivamente aveva siglato accordi personali con scritture private con ognuno dei giocatori (Ronaldo compreso), a ulteriore garanzia. Questi accordi rendevano il risparmio effettivo sul bilancio solo di una mensilità di stipendi, perché gli altri tre - secondo le carte della Procura - erano garantiti, quindi sarebbero stati da segnare come passività. Insomma, nel bilancio 2019-20 la Juventus ha alleviato i conti di oltre 65 milioni di perdite, spalmandole sui due esercizi successivi. Questo avrebbe dato una falsa rappresentazione della situazione della società, il che rappresenta un reato per chi è quotato in Borsa. La Juventus dà un’altra interpretazione alla vicenda, sostenendo di aver agito in buona fede e forte di pareri tecnici importanti e sulla basi di questi si difenderà in aula. A livello sportivo questa vicenda rientra nella casistica della presentazione di falsa documentazione, ma se i conti eventualmente truccati non sono serviti a rientrare nei parametri per iscriversi al campionato successivo, la Juventus non può essere retrocessa, ma ricevere solo una multa ed eventualmente dei punti di penalizzazione. A livello penale il falso in bilancio è un reato complesso che può costare anche la condanna agli amministratori e una forte multa per la società. Molti esperti giudicano questa situazione complessa perché oggetto di diverse interpretazioni, ora viene diffusa quella dell’accusa, in sede di processo si ascolterà anche quella della difesa. E va registrato il fatto che la Juventus sta comunicando in modo veemente le proprie ragioni (cosa che segna una netta differenza rispetto ai fatti di calciopoli cui molti fanno riferimento per paragonare le situazioni).

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Le altre accuse

Alla Juventus viene anche contestato il pagamento di alcuni procuratori per prestazioni che non sono state effettuate. Questo accade perché molti procuratori non possono incassare la loro parcella sui giocatori più giovani, quindi le fatture di quelle prestazioni vengono emesse per altre operazioni nelle quali i procuratori non hanno in realtà lavorato. È una pratica, illegale, invero piuttosto diffusa nel mondo del calcio. Il reato verrà giudicato a livello penale e sportivo (dove non dovrebbe presentare grandi rischi), mentre solo a livello sportivo verrà giudicata la violazione delle carte private con i giocatori di cui abbiamo fatto cenno prima. Quegli accordi non erano stati regolarmente depositati in Lega Serie A, come prevede il regolamento, e per gli accordi extra-contrattuali non depositati è prevista la multa e nei casi più gravi dei punti di penalità. Difficile dire se questa fattispecie appartiene a quelle più gravi, ma di certo alleggerisce la posizione della Juventus che non si tratta di pagamenti “in nero”.

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Le intercettazioni 

Molte intercettazioni vengono utilizzate per provare le accuse. In certi casi i dirigenti della Juventus ammettono situazioni difficili sotto il profilo finanziario e commentano con preoccupazione alcune soluzioni contabili. Non bisogna però dimenticare due cose: che i dirigenti vengono intercettati in un periodo (dal 4/7/2021 al 25/11/2021) in cui c’è una transizione di strategia sulle plusvalenze, ritenute inadatte al raggiungimento della sostenibilità economica e molti commenti non sono sulla “legalità” di certe abitudini del passato, ma sull’opportunità aziendale. I toni, solitamente enfatici, delle conversazioni telefoniche, oltretutto frammentate ed estrapolate, vanno sempre contestualizzate. Conosciamo, per ora, 544 pagine di un’inchiesta che consta di 15.000 pagine e le 544 sono il concentrato dell’accusa. Abbiamo, insomma, un solo punto di vista e quello peggiore per la Juventus.

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Altre squadre

Non è ancora possibile ipotizzare il coinvolgimento di altre società. Si sa che la Procura di Torino potrebbe spedire le carte ai colleghi di Bergamo (il presidente dell’Atalanta Percassi è uno degli intercettati) e a Genova, ma poi spetterebbe a loro decidere se approfondire con un’indagine. A livello sportivo, per ora, non ci sono notizie di allargamento dell’inchiesta.

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Le altre accuse

Alla Juventus viene anche contestato il pagamento di alcuni procuratori per prestazioni che non sono state effettuate. Questo accade perché molti procuratori non possono incassare la loro parcella sui giocatori più giovani, quindi le fatture di quelle prestazioni vengono emesse per altre operazioni nelle quali i procuratori non hanno in realtà lavorato. È una pratica, illegale, invero piuttosto diffusa nel mondo del calcio. Il reato verrà giudicato a livello penale e sportivo (dove non dovrebbe presentare grandi rischi), mentre solo a livello sportivo verrà giudicata la violazione delle carte private con i giocatori di cui abbiamo fatto cenno prima. Quegli accordi non erano stati regolarmente depositati in Lega Serie A, come prevede il regolamento, e per gli accordi extra-contrattuali non depositati è prevista la multa e nei casi più gravi dei punti di penalità. Difficile dire se questa fattispecie appartiene a quelle più gravi, ma di certo alleggerisce la posizione della Juventus che non si tratta di pagamenti “in nero”.

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