Vlahovic e Atalanta-Juve: il razzismo, la sfortuna e la coerenza Figc

Continua la battaglia contro l’ignoranza: però serve trovare e punire i singoli idioti, sgomberando il campo dalle questioni di tifo ed evitando le generalizzazioni

La verità è che il razzismo porta pure sfiga. Ne dovrebbero tenere conto le bestie che nel 2023 lo esprimono oscenamente negli stadi. Perché erano passati solo un paio di minuti da quando, nello stadio di Bergamo, si era levato l’infame coro contro Dusan Vlahovic, quando il serbo ha raddrizzato la mira (fino a quel momento discutibile) e l’ha piantata all’incrocio dei pali, silenziando le speranze di rimonta dell’Atalanta, prima ancora degli idioti che gli davano dello zingaro. Siccome, anche con Lukaku era andata in modo analogo, con il bersaglio del razzismo che la buttava dentro, viene da pensare che ci sia una forma di giustizia amministrata dagli dei del pallone, prima ancora che dagli arbitri e dai giudici sportivi.

Atalanta-Juve, il razzismo e il no alle generalizzazioni

La verità, ancora più vera, è che il razzismo fa schifo e dobbiamo liberarcene agendo in ogni direzione. Serve tutto: la parole e i fatti, le condanne verbali e quelle giudiziarie. Adesso, per esempio, è inutile, dannoso e ingiusto criminalizzare una tifoseria (quella dell’Atalanta), uno stadio o una curva. Non bisogna far sparire nella folla i responsabili del razzismo, ma pescarli uno a uno, punendoli in modo adeguato, com’è accaduto con chi aveva insultato Lukaku. Le pene collettive fanno sparire le responsabilità e creano ingiustizia, perché ci finisce di mezzo sempre qualche innocente. Decidere di intonare un coro idiota, spregevole e illegale (perché, sì, il razzismo è contro le leggi dello Stato fino a prova contraria, non è una questione di «maleducazione») è una decisione personale e consapevole di cui si deve, quindi, rispondere personalmente. Così si sgombera anche il campo dalle questioni di tifo, evitando le generalizzazioni che mandano sempre in vacca i discorsi seri. Robe tipo: «gli atalantini sono razzisti», infamano centinaia di migliaia di atalantini che non lo sono e fanno deragliare il dibattito in un botta e risposta nel quale rinfacciarsi accuse, invece di tirare una riga per dividere le persone intelligenti da quelle stupide, senza considerarne la fede calcistica.

Lotta al razzismo e le decisioni della Figc

Il razzismo è una cosa seria e non possiamo permetterci di discuterne con i toni di una polemica arbitrale o dell’esonero di un allenatore. Dobbiamo impegnarci tutti in modo permanente, non mollare mai, tenere le orecchie aperte (vero ispettori Figc?) e la testa sempre attaccata. Ieri Vlahovic ha zittito chi lo insultava con il ditino sul naso e si è beccato il giallo previsto dal regolamento. Come nel caso di Lukaku, la Figc non ha intenzione che quel giallo possa costare una squalifica a Dusan, quindi è pronta a impugnare il caso, cancellando l’eventuale squalifica. Una decisione in linea con quella di qualche settimana fa. All’epoca avevamo chiesto pubblicamente al presidente federale Gabriele Gravina di tenere alta l’attenzione anche sugli altri casi simili e la Figc ha dimostrato (anche se siamo ancora all’ufficiosità) coerenza da applaudire. Purtroppo il cammino è ancora lungo, ma un passo per volta si può arrivare alla meta e noi siamo pronti a tenere compagnia a chiunque voglia percorrerlo.

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