Da quanto tempo non vi vedete?
«Pur essendo vicini, da due settimane. Lui ha pochi momenti liberi, è giusto che se li goda con gli amici e con la sua compagna. Ma ha poca voglia di uscire: pensa solo alla Juventus. E fa bene: vive il momento con passione, ma soprattutto in maniera professionale. Ha fatto lavori più umili, capisce il valore del sacrificio».
Nel suo percorso di crescita, a chi si sta ispirando Federico?
«Lui ha osservato tanto Chiellini, adesso lavora a stretto contatto con Bonucci e Danilo. Deve rubare un po' di mestiere a tutti, ma questo gli riesce bene: ha una fame esagerata di emergere».
Si aspettava di giocare così tanto quest’anno?
«Onestamente sì e probabilmente nella sua testa avrebbe voluto giocare persino di più, non è un ragazzo che si accontenta. Io lo spingerò sempre ad avere l'ambizione di diventare un giocatore inamovibile per la Juventus: deve continuare ad alimentare la sana rabbia che gli ha permesso di arrivare a questo punto».
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Vi hanno ferito le polemiche sul contatto ai limiti del regolamento con Kvaratskhelia durante Juventus-Napoli?
«No. Quella di Federico non è stata una scorrettezza e non aveva intenzione di far male. Ho giocato tanti anni da attaccante e ho sempre accettato i maltrattamenti dei difensori, che nel calcio di oggi devono stare attenti a tutto: a come muovono le braccia, a come corrono, a come si muovono senza palla. La volontà di spettacolarizzare il calcio ha penalizzato i difensori come Federico».
Quali sono gli elogi che non dimenticherete mai?
«Sentire Del Piero parlare di mio figlio in tv mi fa venire i brividi. Ma anche Ravanelli ha speso bellissime parole. Io a Federico auguro solo la salute, il resto è capace di conquistarlo da solo».
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