Juve-Superlega: ha vinto la paura
In questi casi ci si fida delle analisi dei legali e delle proprie sensazioni: il presidente della Juventus, Gianluca Ferrero, per esempio ha parlato molto a lungo con Gabriele Gravina negli ultimi mesi, durante i quali il presidente della Figc è diventato anche vicepresidente dell’Uefa e ha certamente fatto da garante per gestire la situazione del club bianconero. La decisione, che è stata sicuramente condivisa con la proprietà, ma potrebbe non arrivare direttamente dalla proprietà, è la sintesi del confronto fra cosa si richiama e per cosa si rischiava. È evidente che ha vinto la paura. E un sistema che fa paura non può essere un sistema buono e, soprattutto, giusto. Perché non è mica normale che un membro dell’esecutivo vada in giro a dire pubblicamente che se la Juventus non chiede scusa all’Uefa rischia di prendere una legnata, visto che Montesquieu, saggio ds del 1700, spiegava che «non vi è libertà se il potere giudiziario non è separato dal potere legislativo e da quello esecutivo».
La resa della Juve e i tifosi perplessi
La Juventus, dunque, si è arresa. Se sia una decisione buona o cattiva potrebbe non sapersi mai o, in certi casi, non si avrà la riprova. La Superlega, infatti, non muore qui (buffo che a dirlo oggi sono gli stessi che l’avevano già data per morta due anni fa: quante volte muore questa Superlega?) e se la Juventus dovesse effettivamente sfilarsi dal progetto, non cambia nulla davanti alla Corte di Giustizia Europea. Di certo è una decisione impopolare, perché - al solito - certe cose andrebbero comunicate meglio: se per mesi si va dicendo che si combatterà contro ogni ingiustizia, poi non si può chinare il capo davanti all’arroganza e allo strapotere. Una larga parte dei tifosi, infatti, è perplessa, se non proprio arrabbiata nera. E qualcuno è anche confuso, perché non ci capisce più niente. Magari, qualcuno proverà a spiegare qualcosa, nella speranza che sia meglio del comunicato.