Cos'ha di differente la Juventus dalle altre società?
"Ogni volta che parlo di juventinità penso sempre a Villar Perosa: è una partita inutile per la Juventus A, ma la famiglia Agnelli ti apre le porte di casa e ti spiega che dietro il club c’è un mondo. Lì si capisce l’attaccamento ai colori e alla causa. L’amichevole estiva racconta molto di questa società, perché è l’unica al mondo rimasta così profondamente legata ad una famiglia, da sempre e per sempre. Quando i giocatori varcano le porte di Villar Perosa, capisci che rispetto ad altri club lì sei al top. Sopra la Juventus c’è soltanto il cielo".
Qual è il dirigente della Juventus che ne ha più incarnato lo spirito?
"Assolutamente Giampiero Boniperti: è stato il presidente che mi ha fatto firmare il contratto con la Juventus. Non dico di essere entrato in ginocchio da lui, ma ci è mancato poco. Sono molto legato anche a Moggi, Giraudo e Bettega. Tutti quelli che passano dalla Juventus non sono dirigenti normali: devi dimostrare di essere sempre straordinario. Sarò sempre riconoscente a tutte le persone che ho incontrato in quel meraviglioso cammino".
Cosa non deve fare mai un giocatore, un dirigente e un allenatore della Juventus?
"Parliamo di un club di vertice in Europa: la Juventus è una realtà equiparabile solo a Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco. Bisogna onorare quei livelli, anche quando non si vince. Se non provi un brivido quando indossi quella maglia, quando rappresenti quei colori, allora non puoi far parte di questo club. La Juventus è responsabilità. Se non avverti questo, sei sicuramente nel posto sbagliato".
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