Bonucci-Juve, brutta fine. La battaglia di Leo, così finisce proprio male

Dopo la diffida al club bianconero, parole durissime dell’Aic. Ma il club è certo delle sue azioni. Ora il difensore andrà via?

La mattina di ieri è iniziata con l’accorato appello di un sindacalista a difesa di un lavoratore maltrattato. Erano parole vibranti, per denunciare i diritti violati di un uomo che «sta subendo danni gravi» e vede «calpestata la sua dignità».

Dichiarazioni nelle quali riecheggiavano i toni delle battaglie di Amnesty International e quelle delle Trade Unions dei minatori inglesi. Parole importanti in un periodo di accesi scontri sul salario minimo e i diritti dei lavoratori, solo che scorrendo la fremente denuncia si scopre che la vittima è Leonardo Bonucci, calciatore della Juventus che percepisce (dal 2018) uno stipendio di un milione di euro al mese lordo, il che significa quasi 34 mila euro al giorno, più di quanto un insegnante guadagna in un anno. E quelle parole sono suonate come unghie sulla lavagna.

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Bonucci fuori rosa: il motivo

Intendiamoci, Bonucci non ruba un euro del suo stipendio, lo ha ottenuto attraverso una trattativa alla luce del sole che, secondo strette logiche di mercato, è andata a premiare il suo valore di calciatore. Ma in un Paese dove ci sono lavoratori che vengono pagati 3 euro all’ora per raccogliere i pomodori, forse è il caso di equalizzare i toni di certe dichiarazioni pubbliche. E, re-intendiamoci, Umberto Calcagno che ne è l’autore nelle vesti di presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, è una persona degnissima, di sani principi e protagonista di battaglie serie per la difesa dei diritti di atleti meno remunerati di Bonucci. Ma proprio per questo crediamo che ieri gli sia slittata un poco la frizione.

Perché, no, non è il caso di dire: «Bonucci subisce condotte illegittime vietate dall’accordo collettivo, viene calpestata la sua dignità. La Juve lo deve reintegrare subito, sta subendo danni professionali gravi». Bonucci è stato messo fuori rosa, perché considerato estraneo al progetto tecnico di Massimiliano Allegri (allenatore con cui non è mai corso buon sangue), gli viene concesso di allenarsi con lo stesso staff e nella stessa struttura dei compagni, ma in orari differenti. Se questo costituisce una violazione (i legali bianconeri sono certi di no, ma eventualmente lo dovrà stabilire un giudice terzo), certo non calpesta la dignità di nessuno, meno che meno di Bonucci che lo stipendio di cui sopra lo vede correre allo stesso modo.

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Bonucci, quanto ha guadagnato nella Juve

Certo ci sarà la comprensibile frustrazione di un campione che ha giocato 500 partite con la maglia della Juventus e che è stato magnifico protagonista del magnifico ciclo dei nove scudetti, anche se lui ne ha vinti solo otto, perché un anno aveva deciso di andarsene (sempre per dissidi con Allegri) al Milan per - ipse dixit - «spostare gli equilibri».

Poi, non avendo spostato nulla, aveva deciso di spostare lui stesso, tornando alla Juventus, ricevendo un trattamento da figliol prodigo, visto che gli era stato concesso l’ingaggio attuale (6 milioni di euro netti a stagione), peraltro quasi doppio rispetto a quello del compagno di reparto Giorgio Chiellini, che però non era andato al Milan un anno (e aveva capito perfettamente lo spinoso punto di vista del fratello del figliol prodigo). Insomma, negli ultimi quattro anni, Bonucci ha percepito oltre 20 milioni netti dalla Juventus, giocando alcune partite benissimo, altre così così, qualcuna proprio malino, ma nessuno ha parlato di «danni gravi arrecati alla squadra», perché nel mondo del pallone ormai funziona così: il calciatore che gioca bene chiede l’aumento, ma se gioca male (o non gioca proprio) non si taglia lo stipendio di un centesimo.

Bonucci-Juventus, un divorzio annunciato

Sì, è vero, si tratta di un discorso schifosamente moralista, ma non abbiamo iniziato noi. Noi ci saremmo limitati a fare la cronaca di un divorzio brutto e annunciato. Annunciato con grande anticipo perché i dirigenti avevano avvisato Bonucci che era fuori progetto tra marzo e aprile, offrendogli anche una celebrazione in occasione dell’ultima partita. Forse Bonucci pensava di meritare di più e per qualcuno potrebbe anche aver ragione, ma d’altra parte la Juventus gli ha anche offerto una buonuscita per compensare un ingaggio più basso altrove.

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Bonucci-Juve, ecco come finirà

E forse finirà così, perché dopo la diffida spedita da Bonucci alla Juventus per il reintegro immediato in rosa, la Juventus ha risposto picche e, difficilmente, il difensore accetterà di rovinarsi il finale di carriera con un anno in tribuna.

 
L’addio sarà amarissimo, perché un giocatore che veste per 500 volte la maglia di un club non dovrebbe separarsi così, ma come in certi matrimoni, il tanto amore si trasforma in misura proporzionale in astio. I tifosi, alla lunga, capiranno e resteranno le 500 partite, non la Pec di diffida. Anche le parole di Calcagno verranno dimenticate, in un futuro nel quale forse sarebbe il caso di riacquisire il senso della misura, quello che stanno calpestando - questa volta è il caso di dirlo - i sauditi con gli stipendi folli e quello abnorme concesso a Neymar. La giornata di ieri, iniziata con le parole di Calcagno, si è conclusa con un messaggio di un sacerdote, molto tifoso e molto saggio, atterrato su Whatsapp dallo Zambia, dove aiuta un collega missionario: «Lo stipendio di Neymar è un insulto all’umanità». Anche i suoi sono toni un po’ accesi, ma forse lui se lo può permettere.
 

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La mattina di ieri è iniziata con l’accorato appello di un sindacalista a difesa di un lavoratore maltrattato. Erano parole vibranti, per denunciare i diritti violati di un uomo che «sta subendo danni gravi» e vede «calpestata la sua dignità».

Dichiarazioni nelle quali riecheggiavano i toni delle battaglie di Amnesty International e quelle delle Trade Unions dei minatori inglesi. Parole importanti in un periodo di accesi scontri sul salario minimo e i diritti dei lavoratori, solo che scorrendo la fremente denuncia si scopre che la vittima è Leonardo Bonucci, calciatore della Juventus che percepisce (dal 2018) uno stipendio di un milione di euro al mese lordo, il che significa quasi 34 mila euro al giorno, più di quanto un insegnante guadagna in un anno. E quelle parole sono suonate come unghie sulla lavagna.

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