Dalle ultime ricostruzioni, il problema sarebbe un integratore di cui la Juventus non era a conoscenza: nei suoi viaggi in Florida, Pogba lo avrebbe assunto a Miami su indicazione medica da specialisti legati alla sua famiglia. Una leggerezza che, secondo alcune ipotesi, sarebbe aggravata dal fatto che le indicazioni sui rischi del prodotto in questione sarebbero stati ben visibili nelle scritte sulla confezione. Ma di tutto questo si occuperà il Tribunale Nazionale Antidoping: chi conosce Paul dice che il ragazzo era convinto di aver assunto qualcosa di naturale, talmente innocuo da non doverlo nemmeno segnalare allo staff medico della Juventus e da non avere dunque richiesto esenzioni terapeutiche. Un’ingenuità che potrebbe costargli molto cara: dai due ai quattro anni di squalifica, con la pena raddoppiata se dovesse essere accertato il dolo. Ma la speranza di Paul e del suo staff è di riuscire a farsi riconoscere la buonafede.
Proprio ieri la tennista Simona Halep è stata squalificata per quattro anni per aver assunto un farmaco vietato e ora è pronta a dare battaglia in appello: un caso molto diverso da quello di Pogba, però si tratta della dimostrazione che su queste storie non ci sono sconti e i rischi di una lunga squalifica sono altissimi. Per un calciatore di 30 anni uno stop così lungo significherebbe vedere compromessa la carriera e la Juventus a quel punto potrebbe agire, annullando il contratto in essere fino al 2026 da oltre 10 milioni lordi. Ma la partita è ancora lunga: intanto Pogba è sospeso e non si è visto alla Continassa, in uno dei periodi più difficili della sua carriera.