Pogba, c'era scritto..."Attenzione, doping": integratore Usa preso a Miami

In attesa delle controanalisi emergono dettagli: il testosterone deriverebbe da un farmaco prescritto da un medico vicino alla sua famiglia e sulla confezione sarebbe stato indicato il pericolo per gli atleti. La totale buona fede sarà la difesa di Paul

Che periodaccio per Paul Pogba... I tifosi sono divisi tra chi lo scarica e chi ancora (sempre meno) cerca di difenderlo. E in questa bufera dopo la sospensione per doping, il Polpo dovrà pure andare a Parigi venerdì per testimoniare al processo che vede il fratello sul banco degli imputati, sempre che decida di presentarsi, in questo marasma. Sono ore concitate per il giocatore e per il suo entourage, con l’agente Rafaela Pimenta che da lunedì pomeriggio è in contatto continuo con legali e consulenti per pianificare la strategia difensiva: al vaglio dello staff del Polpo sembrava ci fosse anche la possibilità di rinunciare alle controanalisi, dopo che il centrocampista bianconero era stato trovato positivo ai metaboliti del testosterone al controllo antidoping al termine di Udinese-Juventus del 20 agosto, match nel quale Pogba era rimasto in panchina.

Una mossa, quella di rinunciare alle controanalisi, che sarebbe stata sicuramente apprezzata da Nado Italia, l’organizzazione nazionale antidoping, ma che l’entourage del calciatore ha smentito: verranno invece richieste le controanalisi in queste ore e serviranno sette giorni lavorativi al massimo per avere l’esito. Difficile che cambi, statisticamente. Tant’è, Pogba ha ancora qualche ora per decidere il da farsi a livello procedurale, nel frattempo la Juventus aspetta: il club sa di aver compiuto tutte le azioni corrette e di non correre rischi, non avendo somministrato sostanze a rischio o che potessero contenere elementi compatibili con i metaboliti trovati nelle urine del Polpo. Ora Pogba dovrà compilare una sorta di formulario in cui elencare tutte le sostanze assunte negli ultimi mesi per risalire al prodotto che ha lasciato tracce di testosterone. E poi per dimostrare, in caso di positività confermata e di squalifica, quantomeno l’involontarietà del gesto.

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Dalle ultime ricostruzioni, il problema sarebbe un integratore di cui la Juventus non era a conoscenza: nei suoi viaggi in Florida, Pogba lo avrebbe assunto a Miami su indicazione medica da specialisti legati alla sua famiglia. Una leggerezza che, secondo alcune ipotesi, sarebbe aggravata dal fatto che le indicazioni sui rischi del prodotto in questione sarebbero stati ben visibili nelle scritte sulla confezione. Ma di tutto questo si occuperà il Tribunale Nazionale Antidoping: chi conosce Paul dice che il ragazzo era convinto di aver assunto qualcosa di naturale, talmente innocuo da non doverlo nemmeno segnalare allo staff medico della Juventus e da non avere dunque richiesto esenzioni terapeutiche. Un’ingenuità che potrebbe costargli molto cara: dai due ai quattro anni di squalifica, con la pena raddoppiata se dovesse essere accertato il dolo. Ma la speranza di Paul e del suo staff è di riuscire a farsi riconoscere la buonafede.

Proprio ieri la tennista Simona Halep è stata squalificata per quattro anni per aver assunto un farmaco vietato e ora è pronta a dare battaglia in appello: un caso molto diverso da quello di Pogba, però si tratta della dimostrazione che su queste storie non ci sono sconti e i rischi di una lunga squalifica sono altissimi. Per un calciatore di 30 anni uno stop così lungo significherebbe vedere compromessa la carriera e la Juventus a quel punto potrebbe agire, annullando il contratto in essere fino al 2026 da oltre 10 milioni lordi. Ma la partita è ancora lunga: intanto Pogba è sospeso e non si è visto alla Continassa, in uno dei periodi più difficili della sua carriera.

 

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Che periodaccio per Paul Pogba... I tifosi sono divisi tra chi lo scarica e chi ancora (sempre meno) cerca di difenderlo. E in questa bufera dopo la sospensione per doping, il Polpo dovrà pure andare a Parigi venerdì per testimoniare al processo che vede il fratello sul banco degli imputati, sempre che decida di presentarsi, in questo marasma. Sono ore concitate per il giocatore e per il suo entourage, con l’agente Rafaela Pimenta che da lunedì pomeriggio è in contatto continuo con legali e consulenti per pianificare la strategia difensiva: al vaglio dello staff del Polpo sembrava ci fosse anche la possibilità di rinunciare alle controanalisi, dopo che il centrocampista bianconero era stato trovato positivo ai metaboliti del testosterone al controllo antidoping al termine di Udinese-Juventus del 20 agosto, match nel quale Pogba era rimasto in panchina.

Una mossa, quella di rinunciare alle controanalisi, che sarebbe stata sicuramente apprezzata da Nado Italia, l’organizzazione nazionale antidoping, ma che l’entourage del calciatore ha smentito: verranno invece richieste le controanalisi in queste ore e serviranno sette giorni lavorativi al massimo per avere l’esito. Difficile che cambi, statisticamente. Tant’è, Pogba ha ancora qualche ora per decidere il da farsi a livello procedurale, nel frattempo la Juventus aspetta: il club sa di aver compiuto tutte le azioni corrette e di non correre rischi, non avendo somministrato sostanze a rischio o che potessero contenere elementi compatibili con i metaboliti trovati nelle urine del Polpo. Ora Pogba dovrà compilare una sorta di formulario in cui elencare tutte le sostanze assunte negli ultimi mesi per risalire al prodotto che ha lasciato tracce di testosterone. E poi per dimostrare, in caso di positività confermata e di squalifica, quantomeno l’involontarietà del gesto.

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