Juve, i rischi della mediocrità agonistica: 145 milioni per questi orrori

Sbagli fantozziani si appoggiano su una prestazione fiacca: suoni subito l’allarme

Prevedere una tempesta è un merito solo se fai il colonnello dell’aeronautica e ti occupi del meteo. Se, invece, sei l’allenatore della Juventus e capisci che tira una brutta aria, puoi e devi intervenire subito, a maggior ragione in una settimana senza impegni e con un’unica partita da preparare. E se Massimiliano Allegri ha ragione nel pretendere equilibrio dei giudizi, non può essere stata un po’ di euforia mediatica a confondere così brutalmente le idee di una squadra tornata spaesata, disordinata, senza gioco e anima agonistica.

Stipendi da scudetto

Analizzare una sconfitta così imbarazzante non deve essere semplice, con l’umore in subbuglio e l’orgoglio sfregiato, ma nel 2015, dopo una sconfitta in trasferta contro il Sassuolo, Gigi Buffon parlò di «prestazione indegna», di «voglia di sudare e lottare» e di «maglia della Juventus da rispettare». Ieri Danilo ha parlato di una «sconfitta che servirà da insegnamento» e di «campionato lungo», la sua saggezza è sempre preziosa, ma il capitano della Juventus non può archiviare una gara così sconcertante senza scuotere gli animi, ieri molli e distratti, altrimenti è meglio un dignitoso silenzio. Perché la rosa della Juventus di cui Danilo è capitano è una rosa che guadagna 130 milioni di euro lordi all’anno (145 con l’allenatore), più di ogni altra in Serie A e, se questo non dà nessun obbligo di vincere lo scudetto (specifichiamolo, così tutti si tranquillizzano), impone almeno il dovere di non prendere gol come quelli presi ieri pomeriggio a Reggio Emilia.

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Juve, quanti obbrobri

Sbagliare è umano, quindi concesso a tutti, indipendentemente dal ruolo e dallo stipendio, ma è meno perdonabile se gli obbrobri tecnici di Szczesny, Rabiot, Vlahovic, Gatti e compagnia si appoggiano su una prestazione collettiva fiacca, deconcentrata e irritante per la pochezza delle idee espresse. Ci si può chiedere, a questo punto, se tanta durezza di analisi non sia eccessiva alla quinta giornata, dopo quattro vittorie e un pareggio. Ma se la Juventus, in questo momento, non utilizza la stessa durezza nell’esame di coscienza che richiede la sconfitta di Sassuolo, precipita nel gorgo di mediocrità che l’ha inghiottita l’anno scorso e quello prima, rischiandi di perdere anche il quarto posto e di buttare un’altra stagione alla velleitaria ricerca di se stessa, spendendo i soldi di un club da scudetto.

Incidente di percorso?

La società, l’allenatore e i giocatori non possono pensare che sia normale che la Juventus prenda quattro gol contro il Sassuolo, anzi ne prenda due e se ne faccia altri due da sola. E non perché non sia concesso perdere (lo è, lo è per tutti, anche per i più forti), ma perché molti, troppi bonus sono stati spesi l’anno scorso e quello prima, perché troppe sconfitte come quella con il Sassuolo sono state metabolizzate come “incidenti di percorso”, sottovalutandone i motivi e le conseguenze. E questo ha prodotto il sinistro risultato di accumularne altre, di quelle sconfitte, senza mai scrollarsi veramente di dosso quella mediocrità agonistica che ha funestato milioni di tifosi bianconeri da due anni a questa parte. L’incoraggiante partenza della stagione può consentire di incassare la sconfitta e superarla in modo quasi indolore, ma solo se il Sassuolo resterà un caso isolato e se la squadra perderà velocemente le pessime abitudini che si sono tristemente riapparse ieri.

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Prevedere una tempesta è un merito solo se fai il colonnello dell’aeronautica e ti occupi del meteo. Se, invece, sei l’allenatore della Juventus e capisci che tira una brutta aria, puoi e devi intervenire subito, a maggior ragione in una settimana senza impegni e con un’unica partita da preparare. E se Massimiliano Allegri ha ragione nel pretendere equilibrio dei giudizi, non può essere stata un po’ di euforia mediatica a confondere così brutalmente le idee di una squadra tornata spaesata, disordinata, senza gioco e anima agonistica.

Stipendi da scudetto

Analizzare una sconfitta così imbarazzante non deve essere semplice, con l’umore in subbuglio e l’orgoglio sfregiato, ma nel 2015, dopo una sconfitta in trasferta contro il Sassuolo, Gigi Buffon parlò di «prestazione indegna», di «voglia di sudare e lottare» e di «maglia della Juventus da rispettare». Ieri Danilo ha parlato di una «sconfitta che servirà da insegnamento» e di «campionato lungo», la sua saggezza è sempre preziosa, ma il capitano della Juventus non può archiviare una gara così sconcertante senza scuotere gli animi, ieri molli e distratti, altrimenti è meglio un dignitoso silenzio. Perché la rosa della Juventus di cui Danilo è capitano è una rosa che guadagna 130 milioni di euro lordi all’anno (145 con l’allenatore), più di ogni altra in Serie A e, se questo non dà nessun obbligo di vincere lo scudetto (specifichiamolo, così tutti si tranquillizzano), impone almeno il dovere di non prendere gol come quelli presi ieri pomeriggio a Reggio Emilia.

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