E come vede l’Allegri di oggi rispetto a quello di allora?
«Era eccezionale nella gestione dello spogliatoio e credo sia rimasto tale. Con il tempo, anzi, tutt’al più è migliorato. Sicuramente per lui è cambiato il livello di pressione: ora è sempre sotto tiro, nell’ultima stagione è rimasto sostanzialmente solo, e così mi spiego alcuni episodi di nervosismo. Avendo nel frattempo vinto molto, al limite, oggi mi sembra ancor più consapevole delle sue qualità».
Ma, secondo lei, fin dove può arrivare questa Juventus?
«Parto dalla premessa per cui l’esclusione dalle Coppe non ritengo rappresenti un vantaggio. Scendere in campo in Champions League ti galvanizza e ti dà fiducia, se hai un organico adeguatamente attrezzato. L’assenza di impegni infrasettimanali, in più, ti conferisce una sorta di obbligo nei confronti del campionato, a maggior ragione se ti chiami Juventus e non puoi accontentarti di arrivare tra le prime quattro. I bianconeri sono lì e lì hanno tutte le possibilità di rimanere».
Sì, ma per lo scudetto?
«Credo che soprattutto Juve e Milan abbiano le carte in regola per mettere pressione fino in fondo all’ Inter che, per qualità del gioco e per profondità dell’organico, rappresenta la vera favorita».
E il Cagliari, invece?
«La squadra di certo non deve adagiarsi sugli allori degli ultimi risultati, perché qualche lacuna soprattutto a livello difensivo c’è ancora. Ma in organico ci sono le qualità per costruirsi un cammino tranquillo al di sopra della zona salvezza».
Ha un consiglio da dare ai rossoblù in vista dell’impegno di domani allo Stadium?
«Non chiudersi dietro, naturalmente. Noi lo avevamo evitato ed era andata piuttosto bene!»