TORINO - Paul Pogba si rilassa dalle parti di Dubai, dove si è fatto immortalare con il tennista Rublev e l’ex juventino Pjanic, che si trova lì per lavoro visto che gioca nel Sharjah, squadra che milita nel campionato degli Emirati Arabi. Il Polpo ha dato mandato ai propri legali di difenderlo nel processo per doping atteso per gennaio e che nello stesso mese dovrebbe partorire la sentenza. Ricordiamo che per il francese la procura antidoping del Coni ha chiesto una sospensione di 4 anni, ovvero il massimo previsto in questi casi. E la letteratura di processi analoghi non dà adito a grande ottimismo per la decisione che dovrà prendere a inizio 2024 il Tribunale nazionale antidoping, appellabile al Tas di Losanna, ma in questo caso la tempistica non si preannuncia affatto ristretta. Al centro del contendere il ritrovamento della sostanza proibita - testosterone sintetico -, determinatasi probabilmente per via di un integratore non conforme. Sta di fatto che il transalpino, a 30 anni, è finito in un tunnel dal quale è difficile vedere la luce.
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Juve, Pogba al minimo sindacale
La Juventus ha seguito ciò che prevede il protocollo, per cui ha sospeso la corresponsione dello stipendio pattuito per i quattro anni di contratto, circa 9 milioni di euro a stagione per il calciatore, dal giorno in cui le controanalisi del 6 ottobre hanno confermato la positività riscontrata l’11 settembre e relativa alla prima giornata di campionato, Udinese-Juventus: match vinto dai bianconeri per 3-0 e in cui il transalpino non entrò in campo, restando in panchina. Dal momento in cui anche le controanalisi hanno confermato la positività, il giocatore è stato messo al minimo di stipendio, ovvero circa duemila euro netti al mese. Ora la società torinese prima di muoversi ulteriormente aspetterà la sentenza del Tribunale nazionale antidoping, attesa in pieno calciomercato della finestra invernale di gennaio.
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