Allegri e Mourinho, trofeo...Parola d'Oro: dal cortomuso ai zero tituli

L'allenatore bianconero e quello giallorosso sono e sono stati protagonisti negli anni di 'colpi ad effetto' e dichiarazioni diventate leggenda

Battute e termini diventati di uso comune, frasi a effetto e polemiche. Massimiliano Allegri e José Mourinho sono due grandi personaggi oltre che due grandi allenatori e oltre che con risultati hanno scritto la storia calcistica anche con le parole. Eccone un po’ delle più iconiche.

Allegri, i "polli" i "cavalli" e "lo spettacolo al circo"

Niente polli
«Voglio giocatori pensanti e non polli d’allevamento».

Il corto muso
«Te ne intendi di ippica? Per vincere basta mettere il musetto davanti: corto muso. Quello che vince di corto muso arriva primo, quello che perde di corto muso arriva secondo».

Bianchi come il pallone
«Da quando sono arrivato alla Juve la Champions è sempre un obiettivo. Quando sono arrivato alla prima partita dovevamo giocare col Malmoe e c’era gente bianca come questo pallone dalla paura».

Vento e livornesi
«I discorsi li porta via il vento e le biciclette i livornesi».

Il pesce ratto
«Posso piacere o non piacere, come il pesce ratto di Fantozzi».

Il 4-2-si vede
«Sistema di gioco? Facciamo il 4-2-poi si vede».

L’allenatore
«L’allenatore bravo è quello che fa meno danni».

Mou attore
«Mourinho potrebbe fare l’attore».

Minnesota
«Giocai un cavallo che si chiamava “Minnesota”. L’allibratore mi disse “È più facile che tu alleni in Serie A che questo cavallo vinca”. Il cavallo vinse e io sono arrivato ad allenare in Serie A».

Il gabbione
«Quando ero giovane a Livorno i tornei nel gabbione d’estate li vincevo tutti. C’erano quelli che vincevano sempre e altri che non vincevano mai. Ci sarà un motivo se alcuni vincono e altri invece non vincono mai?!»

Il calcio e il circo
«Il calcio è molto semplice: bisogna fare due cose, la fase offensiva e quella difensiva, e bisogna farle bene tutte e due. Quando non attacchi al massimo non è certamente una vergogna, anzi... fare una bella fase difensiva vale come lavorare al meglio sulla fase offensiva, perché l’obiettivo finale è il risultato e ci si può arrivare in qualsiasi modo. Lo spettacolo è al circo: noi dobbiamo vincere le partite e fare i tre punti».

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Mourinho, dal "Pirla" ai "Zero tituli" fino al "rumore dei nemici"

Presentazione
«Io non sono un Pirla».

Special
«Vi prego di non chiamarmi arrogante, ma sono campione d’Europa e credo di essere speciale. Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto: una bella sedia blu, una Champions, Dio, e dopo Dio, io».

Bravi e no
«Non sono un difensore di vecchi o nuovi allenatori. Credo che ci siano quelli bravi e quelli no, quelli che raggiungono il successo e quelli che non lo raggiungono».

Zero tituli
«Negli ultimi due giorni non si è parlato della Roma che ha grandissimi giocatori, ma finirà la stagione con zero titoli. Non si è parlato del Milan che ha 11 punti meno di noi e chiuderà la stagione con zero titoli».

Il rumore dei nemici
«Ho espresso un’opinione da uomo libero in un Paese libero, e subito ho sentito il rumore dei nemici. Questo mi piace».

La polemica con Lo Monaco
«Io conosco il monaco del Tibet, il Principato di Monaco, il Bayern Monaco, il Gran Prix di Monaco. Non ne conosco altri. Se questo Lo Monaco vuole essere conosciuto per parlare di me, mi deve pagare tanto».

Non solo calcio
«Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio».

Non il migliore, ma...
«Non sono il migliore, ma penso che nessuno sia meglio di me».

Gesù
«Solo uno su 21 non voleva darmi la laurea honoris causa, ma neanche Gesù piaceva a tutti».

Lingua madre
«Parlo portoghese, il mio italiano non è così forbito».

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Difesa, cura dei talenti, dialettica: Allegri e Mourinho quasi gemelli

Max & Mou: suonerebbe bene come titolo di un film e di sicuro i protagonisti lo schermo lo bucano. Bucano anche le porte avversarie, però, Massimiliano Allegri e José Mourinho, o meglio sanno guidare i propri giocatori affinché le buchino e ancora meglio li sanno guidare affinché impediscano ai rivali di bucare la porta delle proprie squadre. È probabilmente il primo grande tratto comune tra gli allenatori di Juventus e Roma che domani sera si sfideranno all’Allianz Stadium. Ne hanno molti, di tratti in comune, Allegri e Mourinho, tanto da essere legati da un rapporto eccellente, ma la capacità di conferire grande solidità difensiva alle proprie formazioni è il principale a livello calcistico. Principale perché per entrambi rappresenta le fondamenta su cui poi costruire squadre magari diverse tra loro, a seconda del materiale che hanno a disposizione, ma tutte solide ed efficaci.

L’impermeabilità della difesa poi può diventare la base di attacchi scintillanti con Cuadrado, Dybala, Mandzukic e Higuain oppure con Eto’o, Snejider, Pandev e Milito, così come può diventarla per mediane più muscolari che tecniche a sostegno di Chiesa e Vlahovic oppure di Dybala e Lukaku. Che gli attaccanti siano quattro o due, o uno e mezzo, organizzazione e applicazione difensiva però restano il primo passo nel cammino verso il risultato, traguardo di qualsiasi tecnico a dispetto di certe etichette ( « Tutti gli allenatori vogliono vincere » , ha spiegato di recente Pep Guardiola). Un traguardo, nel senso di trofei, che Allegri ha raggiunto 15 volte e Mourinho 26 e al quale preferiscono arrivare prima annullando, o limitando al massimo, i punti di forza rivali, e poi colpendo, preferibilmente variando il modo di farlo per andare a cercare i punti deboli avversari anziché seguire sempre un piano predefinito. E lasciando grande libertà di iniziativa ai singoli, cercando semmai di insegnare loro a capire e decidere più che a seguire delle istruzioni scegliendo al massimo tra varie opzioni: « Con Allegri sono diventato un giocatore pensante » , hanno di recente detto Chiellini e Cambiaso.

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I percorsi di Allegri e Mourinho

Così sono saliti, uno dalla Serie C e uno dal ruolo di assistente senza un passato da calciatore, alle panchine più prestigiose d’Europa: con la differenza che Mou l’Europa l’ha girata tutta (e l’ha anche conquistata vincendo con Porto e Inter quella Champions che ad Allegri è sfuggita due volte all’ultimo atto), mentre Max ha sempre rinunciato a salire sui treni internazionali. È la grande differenza tra i due, assieme all’utilizzo della grande capacità di comunicare, di “bucare lo schermo”, come abbiamo detto all’inizio. Allegri ama la battuta per il gusto in sé e la sua capacità comunicativa è orientata ai giocatori, che infatti lo apprezzano, ma non l’ha mai usata, né nelle interviste né in campo, per conquistare tifo o opinione pubblica. Mourinho invece è un capopolo nato, capace non solo di farsi amare dai calciatori, ma anche di stregare i tifosi e affascinare l’opinione pubblica a 360 gradi. Di certo sarà una bella sfida anche al microfono.

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Battute e termini diventati di uso comune, frasi a effetto e polemiche. Massimiliano Allegri e José Mourinho sono due grandi personaggi oltre che due grandi allenatori e oltre che con risultati hanno scritto la storia calcistica anche con le parole. Eccone un po’ delle più iconiche.

Allegri, i "polli" i "cavalli" e "lo spettacolo al circo"

Niente polli
«Voglio giocatori pensanti e non polli d’allevamento».

Il corto muso
«Te ne intendi di ippica? Per vincere basta mettere il musetto davanti: corto muso. Quello che vince di corto muso arriva primo, quello che perde di corto muso arriva secondo».

Bianchi come il pallone
«Da quando sono arrivato alla Juve la Champions è sempre un obiettivo. Quando sono arrivato alla prima partita dovevamo giocare col Malmoe e c’era gente bianca come questo pallone dalla paura».

Vento e livornesi
«I discorsi li porta via il vento e le biciclette i livornesi».

Il pesce ratto
«Posso piacere o non piacere, come il pesce ratto di Fantozzi».

Il 4-2-si vede
«Sistema di gioco? Facciamo il 4-2-poi si vede».

L’allenatore
«L’allenatore bravo è quello che fa meno danni».

Mou attore
«Mourinho potrebbe fare l’attore».

Minnesota
«Giocai un cavallo che si chiamava “Minnesota”. L’allibratore mi disse “È più facile che tu alleni in Serie A che questo cavallo vinca”. Il cavallo vinse e io sono arrivato ad allenare in Serie A».

Il gabbione
«Quando ero giovane a Livorno i tornei nel gabbione d’estate li vincevo tutti. C’erano quelli che vincevano sempre e altri che non vincevano mai. Ci sarà un motivo se alcuni vincono e altri invece non vincono mai?!»

Il calcio e il circo
«Il calcio è molto semplice: bisogna fare due cose, la fase offensiva e quella difensiva, e bisogna farle bene tutte e due. Quando non attacchi al massimo non è certamente una vergogna, anzi... fare una bella fase difensiva vale come lavorare al meglio sulla fase offensiva, perché l’obiettivo finale è il risultato e ci si può arrivare in qualsiasi modo. Lo spettacolo è al circo: noi dobbiamo vincere le partite e fare i tre punti».

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