Allegri e il futuro Juve: la proposta e la tentazione Arabia Saudita

Il tecnico ha un altro anno di contratto dopo questa stagione. Il club è disponibile a discutere il prolungamento dell’intesa, però...

Hai voglia a menarla con la qualità del gioco e tutto il resto. Quel che conta è sempre e soltanto quel numerino sopra alle formazioni: il risultato. E anche a ‘sto giro, dopo 19 risultati utili di fila (pesanti eh: 15 vittorie e 4 pareggi, non robetta) basta una sconfitta perché si torni a discutere del futuro professionale di Massimiliano Allegri, in arte Max.

Potrebbe, di partenza, parere un poco paradossale visto che il tecnico è forte di un altro anno di contratto alla non secondaria cifra di 7 milioni netti più eventuali bonus, ma strategicamente non è consigliabile iniziare la prossima stagione affidando la squadra a un allenatore in scadenza (la lezione di Mourinho alla Roma, una delle tante, è paradigmatica) perché il gruppo si nutre di stabilità e non esistono categorie professionali che come quelle dei calciatori sono sensibili alle incertezze che circondano la società in generale e la guida tecnica in particolare.

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Allegri e il futuro alla Juve

La questione, insomma, è di attualità sebbene lo stesso Allegri cerchi di spostare l’attenzione sul presente stretto: «Io ho un altro anno di contratto - ha ribadito nell’immediato post partita contro l’Inter - e credo che la mia posizione non sia prioritaria. La priorità è che i ragazzi debbano stare tranquilli perché a Milano hanno giocato una buona partita». Un discorso non solo di facciata perché anche in società sono perfettamente consapevoli di come il tecnico stia portando avanti un progetto tutt’altro che banale e semplice che deve tenere insieme la sostenibilità e il ringiovanimento della rosa con la sostenibilità economica.

Senza, peraltro, perdere in competitività perché la qualificazione alla Champions (ah, per quanti anni non si sono qualificate l’Inter e il Milan?) resta fondamentale. Un concetto ribadito, con il supporto dei numeri, dallo stesso Allegri dopo la sconfitta di Milano: «Da quando sono tornato la società ha dato un input ben preciso di ricostruire la squadra che potrà giocare la Champions, che sia sostenibile, come mi ha detto tre anni fa, e quindi abbiamo cambiato 15 giocatori negli ultimi due anni, abbassato molto l’età media e nonostante questo l’anno scorso eravamo arrivati in Champions, quindi quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto e cerchiamo di arrivarci anche quest’anno».

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I dati della Juve di Allegri

La promozione di molti giocatori della Next Gen in prima squadra e l’utilizzo di altri (come Gatti, Cambiaso, Weah) che hanno pochissima esperienza in A. Il dato diventa clamoroso se si guarda all’esperienza in Champions: sugli 11 titolari in campo domenica sera l’Inter vince con 393 presenze contro 291 nella massima competizione. Ma attenzione, perché i numeri sono ancor più impressionati se scorporati al loro interno: sul totale di 291 presenze, in tre della Juve ne assommano ben 190 (di cui 68 Szczesny, un portiere, 62 Danilo e 60 Rabiot) mentre sei giocatori di movimento si fermano a meno di 10 e due di questi ne hanno zero. Solo uno dell’Inter, Thuram, era invece sotto le 20 presenze in Champions (14). La differenza, come cantava De Gregori, “salta agli occhi” a meno che la visione venga distorta dall’appartenenza alle truppe dei social.

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Allegri, le valutazioni della Juve

Ma poichè la realtà, e di conseguenza le necessità che ne derivano, ha la testa dura e vince sempre sul mondo virtuale, la Juventus porta avanti le proprie valutazioni e si chiede se davvero vi possa essere in giro un altro tecnico di tale esperienza e altrettanto aziendalista da non mettere in discussione le strategie sul mercato e sui giovani. Allegri, da parte sua, osserva le evoluzioni societarie sia dal punto di vista dirigenziale sia sulle strategie di mercato per capire se nell’immediato futuro avrà ancora la possibilità di incidere in un ambito, come quello bianconero, di cui da anni si sente depositario e parte in causa oltre il “semplice” ruolo di allenatore. Il tutto implementato dalle valutazioni dello staff tecnico di cui Cristiano Giuntoli, con il quale il rapporto è di continuo confronto, è il vertice decisionale. Insomma, fuori dalla Continassa c’è un cartello (neppure troppo virtuale) con doppia scritta fluorescente: “lavori e valutazioni in corso”. Tutti (alla Continassa, più in là chissà) sono contenti ma tra un paio di mesi, quando la classifica sarà definita, Allegri spiegherà al club le proprie ragioni comunque zavorrate di altri 7 milioni a libro paga e, magari, solleticate da suggestioni arabe. Il futuro, suo e della Juve, passa anche da lì.

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Hai voglia a menarla con la qualità del gioco e tutto il resto. Quel che conta è sempre e soltanto quel numerino sopra alle formazioni: il risultato. E anche a ‘sto giro, dopo 19 risultati utili di fila (pesanti eh: 15 vittorie e 4 pareggi, non robetta) basta una sconfitta perché si torni a discutere del futuro professionale di Massimiliano Allegri, in arte Max.

Potrebbe, di partenza, parere un poco paradossale visto che il tecnico è forte di un altro anno di contratto alla non secondaria cifra di 7 milioni netti più eventuali bonus, ma strategicamente non è consigliabile iniziare la prossima stagione affidando la squadra a un allenatore in scadenza (la lezione di Mourinho alla Roma, una delle tante, è paradigmatica) perché il gruppo si nutre di stabilità e non esistono categorie professionali che come quelle dei calciatori sono sensibili alle incertezze che circondano la società in generale e la guida tecnica in particolare.

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