Juve e Allegri, il grande boh. Non si capisce più cosa sia questa squadra

Sparito lo spirito del girone di andata, restano la confusione e le improvvisazioni dei singoli e non è neanche più cattiva

Non si capisce più cosa sia questa Juventus. Per la prima parte della stagione c’era, almeno, una squadra, cioè un gruppo di pirati, brutti, sporchi, ma cattivi, che non concedevano nulla: allo spettacolo e all’avversario. Vincevano creando una, massimo due occasioni da gol e poi combattevano strenuamente fino a diventare imperforabili. Quella Juventus è perfino andata in testa alla classifica, primato effimero perché l’Inter non giocava, ma testimone di una certa competitività del progetto agonistico bianconero. Quella squadra è sparita un mese e mezzo fa, periodo nel quale la “nuova” Juventus ha racimolato sei punti in sette partite, vincendone solo una e pure in modo rocambolesco.

Juve, manca qualcosa sia a livello di giocatori che di idee tattiche

La Juventus di oggi, come quella di ieri, non si appoggia su uno spartito di gioco preciso, ma avendo perso la compattezza, sfilaccia la foga agonistica (che ieri non è mancata, come giustamente ha sottolineato Allegri) in giocate estemporanee, improvvisando grazie a uno strappo di Chiesa o una trovata di McKennie. E siccome la Juventus è una coperta corta, quando aggredisce alta l’avversario e prova a giocare in modo più offensivo (ieri, per esempio) sguarnisce la fase difensiva (8 gol presi nelle ultime 4 partite). Insomma, è chiaro che manca qualcosa sia a livello di giocatori che a livello di idee tattiche.

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Juve, così si incassano i gol da polli

E senza lo spirito del girone di andata, viene a mancare anche la concentrazione, la malizia, l’applicazione: così si incassano i gol da polli, come i due che ha segnato Koopmeiners ieri. Il primo da uno schema che, per detta di Pasalic, «non ci riesce mai perché ci studiano»; il secondo proprio nel momento in cui la Juventus era riuscita a ribaltare la partita e, in modo inconscio, ha fatto calare la tensione. Il crollo mentale avvenuto dopo la sconfitta di San Siro contro l’Inter è comprensibile, perché è venuto a mancare all’improvviso uno stimolo importante, ma non è ammissibile che abbia portato la Juventus a tenere una media da lotta per non retrocedere per sei settimane. Anche perché molti dei giocatori della rosa devono ancora dimostrare di essere da Juventus e lo devono fare nella seconda parte della stagione.

L'unico a dimostrare di meritarsi la Juve è stato Koopmeiners

Ieri l’unico a dimostrare di meritarsi la Juventus è stato proprio Koopmeiners, obiettivo di mercato e castigatore dei bianconeri. ma, senza i soldi della Champions (ora non a rischio, ma continuando con la media punti di 0,85 a partita potrebbe diventarlo), Koopmeiners non è un aff are possibile. E forse è per questo che Allegri lo ricorda ossessivamente come l’obiettivo da centrare. Fa bene, non significa abbassare le ambizioni della Juventus, ma ricordarsi che il club attraversa un momento critico e non prendere quei soldi sarebbe esiziale per il bilancio.

Più discutibile, invece, quando sostiene che «una parte dello stadio» non ha aiutato la squadra quando è andata sotto. È vero, i tifosi dovrebbero sostenerla nella buona e nella cattiva sorte, ma se in questo momento la pazienza è poca e perché ne è servita molta, moltissima, negli ultimi tre anni. E forse è anche perché la squadra e il gioco non trascinano il pubblico che, nonostante tutto, allo stadio si presenta sempre e pagando il biglietto.

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Non si capisce più cosa sia questa Juventus. Per la prima parte della stagione c’era, almeno, una squadra, cioè un gruppo di pirati, brutti, sporchi, ma cattivi, che non concedevano nulla: allo spettacolo e all’avversario. Vincevano creando una, massimo due occasioni da gol e poi combattevano strenuamente fino a diventare imperforabili. Quella Juventus è perfino andata in testa alla classifica, primato effimero perché l’Inter non giocava, ma testimone di una certa competitività del progetto agonistico bianconero. Quella squadra è sparita un mese e mezzo fa, periodo nel quale la “nuova” Juventus ha racimolato sei punti in sette partite, vincendone solo una e pure in modo rocambolesco.

Juve, manca qualcosa sia a livello di giocatori che di idee tattiche

La Juventus di oggi, come quella di ieri, non si appoggia su uno spartito di gioco preciso, ma avendo perso la compattezza, sfilaccia la foga agonistica (che ieri non è mancata, come giustamente ha sottolineato Allegri) in giocate estemporanee, improvvisando grazie a uno strappo di Chiesa o una trovata di McKennie. E siccome la Juventus è una coperta corta, quando aggredisce alta l’avversario e prova a giocare in modo più offensivo (ieri, per esempio) sguarnisce la fase difensiva (8 gol presi nelle ultime 4 partite). Insomma, è chiaro che manca qualcosa sia a livello di giocatori che a livello di idee tattiche.

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