Juventus, troppo tardi
L’inizio della ripresa ha confermato i segnali di lento risveglio bianconero, che Allegri ha provato a incoraggiare al 13’ togliendo Kostic, un McKennie molto meno vivace del solito e un Chiesa troppo spesso testardo nel cercare l’azione individuale, e inserendo Iling, Rabiot e Yildiz. I tre innesti hanno aumentato un po’ vivacità e precisione e così, nonostante un Genoa attento, grintoso e compatto, la Juve ha iniziato a rendersi pericolosa: con Iling fermato dal palo dopo un’iniziativa di Yildiz, Vlahovic che il palo lo ha sfiorato di testa su cross di Cambiaso e poi, sempre di testa, ha alzato sopra la traversa, infine con Kean che ha centrato il palo con un destro dal limite dopo un’altra iniziativa di Yildiz.
E non è un caso che le due più grandi occasioni, i due pali, siano nate dai piedi del giocatore più tecnico della rosa bianconera, Yildiz appunto. Se il secondo, quello di Kean, ha dato un brutto colpo alle speranze bianconere di strappare la vittoria, l’espulsione di Vlahovic le ha affossate definitivamente. Ma il problema principale è che la Juve quelle speranze ha iniziato a coltivarle soltanto nella ripresa: ora restano nove partite, nelle quali la squadra bianconera non può più permettersi di sprecare tempo e punti.