Jarre sul ritorno in campo di Fagioli
Il calcio che posto ha in questo momento della vita di Fagioli?
"Una delle fantasie che lui coltiva senza farsi illusione è quella degli Europei. Abbiamo ricordato insieme la vicenda di Paolo Rossi, squalificato per due anni per calcioscommesse, era rientrato a giocare a fine maggio come sta succedendo a Nicolò, e allora Bearzot lo aveva convocato per il Mondiale, che l’Italia vinse e lui fu capocannoniere. Un esempio evocativo, anche se le circostanze erano diverse perché Fagioli non è stato squalificato per illecito sportivo, non ha mai scommesso sulla propria squadra".
Come dice lei, è un’illusione più che una speranza la chiamata di Spalletti...
"È uno stimolo, sarebbe importante se Spalletti ne tenesse conto dal punto di vista educativo perché arriverebbe un messaggio forte per gli altri giovani che hanno lo stesso problema: se ci si cura, si ottengono risultati anche nella propria professione. Ovvio che a Nicolò manchi giocare a calcio, ma più ancora gli manca lo spogliatoio prima e dopo la partita. Se gli avessero dato un mese in meno di squalifica, avrebbe avuto più tempo per cercare di strappare la convocazione in azzurro".
A proposito di squalifica, la sentenza della Figc è stata innovativa...
"Certo, è la prima volta che la giustizia sportiva commuta una parte della squalifica in una prescrizione terapeutica. Fagioli ha aperto una strada in Italia, ma non ha tanto digerito la squalifica perché non ha commesso un illecito. È un po’ un’ipocrisia: se un calciatore si rovina scommettendo su altri sport e diventa ricattabile alla Federcalcio non interessa, l’importante che non scommetta sul calcio. Ma quello che rende vulnerabile un giocatore è scommettere d’azzardo...".