Dopo la squalifica quale sarà l’impatto di tornare a giocare a calcio?
"Il rientro in campo è un momento delicato: ci sarà il piacere del gioco e dei successi, però comporta anche il rischio di dimenticare, invece lui deve ricordarsi tutti i giorni non per un motivo morale ma per proteggersi. Il cerchio non si chiude: finisce la squalifica ma non la cura, bisogna vedere se mantiene l’impegno con se stesso, deve lavorare su quello".
Quanto hanno inciso gli affetti, il club, i compagni di squadra sulle cure?
"Gli affetti sono fondamentali, sono curativi. Nicolò può contare su una relazione stabile che dura da cinque anni. Il fatto poi che la Juventus gli abbia rinnovato il contratto è un segno di fiducia e di responsabilizzazione per lui".
Ci vuole tanta forza di volontà?
"Umiltà, forza di volontà, ma soprattutto, quello che è più difficile in tutti i ragazzi, la predisposizione alla programmazione della propria attività, a pianificare di riempire i vuoti, a prendere degli impegni con se stesso".
Con che cosa ha sostituito le scommesse in termini di passione ed emozione?
"Fa molta attività sportiva, gioca a tennis e a padel, frequenta i suoi vecchi amici, ha ripreso ad andare più spesso in famiglia, dalla mamma e dal fratello, fa una cura di attività normali: il problema di fondo è che niente di questo determina quell’immediata sensazione di euforia come una scommessa a pochi secondi dall’esito".