La vicenda Ronaldo - Juventus è la perfetta chiosa del più ampio tema relativo a bilanci, manovre stipendi e plusvalenze che è costato alla società bianconera circa 100 milioni di euro, con il posto in Champions trasformato da Uefa e istituzioni italiane in una esclusione dalle Coppe per la stagione in corso. Partiamo da un dato di fatto, visto che per le vicende giudiziarie dovrebbero valere i fatti e non il tifo: la Juventus era molto tranquilla e si aspettava di non dovere pagare alcunché. Non può, dunque, ritenersi soddisfatta.
Chiarito preliminarmente questo aspetto, la questione è giuridicamente complessa, come si cerca invano di spiegare da un po' a chi pretende di dare sentenze e certezze già da un paio di anni: l'arbitrato ha optato per una soluzione pilatesca, riconoscendo che la rinuncia agli stipendi dei giocatori era reale e che non vi era un accordo valido e definitivo sull'eventuale restituzione ma affermando al contempo che lo stato della trattativa tra le parti era tale da comportare l'obbligo di corresponsione della somma ormai nota. In breve, una decisione che, pur non potendo globalmente soddisfare il club bianconero, certifica il riconoscimento formale di due punti chiave molto importanti per la difesa della Juventus: la rinuncia agli stipendi era effettiva e la restituzione non era già stata concordata. In sostanza, l'opposto di quanto abbiamo letto per mesi da certe parti.