Ronaldo, i milioni e la storiella buoni-cattivi del tifo contro la Juve

La vicenda degli stipendi di CR7 è la perfetta chiosa del tema più ampio che tra bilanci, manovre e caso plusvalenze è costato salatissimo al club bianconero

La vicenda Ronaldo - Juventus è la perfetta chiosa del più ampio tema relativo a bilanci, manovre stipendi e plusvalenze che è costato alla società bianconera circa 100 milioni di euro, con il posto in Champions trasformato da Uefa e istituzioni italiane in una esclusione dalle Coppe per la stagione in corso. Partiamo da un dato di fatto, visto che per le vicende giudiziarie dovrebbero valere i fatti e non il tifo: la Juventus era molto tranquilla e si aspettava di non dovere pagare alcunché. Non può, dunque, ritenersi soddisfatta.

Chiarito preliminarmente questo aspetto, la questione è giuridicamente complessa, come si cerca invano di spiegare da un po' a chi pretende di dare sentenze e certezze già da un paio di anni: l'arbitrato ha optato per una soluzione pilatesca, riconoscendo che la rinuncia agli stipendi dei giocatori era reale e che non vi era un accordo valido e definitivo sull'eventuale restituzione ma affermando al contempo che lo stato della trattativa tra le parti era tale da comportare l'obbligo di corresponsione della somma ormai nota. In breve, una decisione che, pur non potendo globalmente soddisfare il club bianconero, certifica il riconoscimento formale di due punti chiave molto importanti per la difesa della Juventus: la rinuncia agli stipendi era effettiva e la restituzione non era già stata concordata. In sostanza, l'opposto di quanto abbiamo letto per mesi da certe parti.

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Plusvalenze, 20 anni di silenzio e scambi tra ragazzini. Ma se c'è la Juve...

Questo per quanto riguarda il diritto, per quanto bizzarro e non esattamente rigorosissimo. Il tema che più ci interessa, tuttavia, è anche stavolta relativo al contorno, al racconto, alle reazioni. Qui sì, siamo alla perfetta chiosa di quanto avviatosi un anno e mezzo fa dopo le famose dimissioni del Cda. Il tifo dei soliti invasati da social - "Juve fuori dal campionato perche non pagava gli stipendi" - è in perfetta continuità e coerenza con il racconto sin dal principio della vicenda bilanci, con la faziosità di alcuni organi di informazione, indignati per le plusvalenze dopo vent'anni di silenzio e disinteresse anche per gli scambi tra ragazzini che a stento giocavano a calcio e talvolta nemmeno cambiavano squadra.

Le prime pagine sul caso Juventus per settimane perfino su giornali non sportivi. Le previsioni funeste, il costante sostegno alle tesi dell'accusa, le minacce dell'UEFA, l'enfasi per le condanne e i trafiletti per le incompetenze delle procure, le intercettazioni riproposte decine di volte come fossero nuove mentre l'odio dichiarato pubblicamente dal PM veniva ridotto a boutade perché in fondo siamo tutti tifosi, che ci sarà di male a parlare di odio e latrocini verso una società da parte di chi riveste un ruolo istituzionale?

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La mitica carta Ronaldo e la verità a colori alterni

E alla fine rieccoci, ancora in attesa del rinvio a giudizio nel penale nonostante le sentenze di colpevolezza lette qua e là ormai da tempo, con l'arbitrato sul caso CR7, con la mitica carta Ronaldo, su cui alcuni media hanno condotto una battaglia tale da fare realmente il tifo, da ricomparire entusiasti nel dibattito pubblico, ma l'entusiasmo e il desiderio di essere i primi a dire che ha vinto Ronaldo, che c'era la carta, che "avevamo ragione noi", può fare brutti scherzi e indurre a scrivere dati errati, cifre sbagliate, esiti mal raccontati. E ancora un'ora o un giorno dopo ecco altri media titolare sui 20 milioni da dare al vincitore Ronaldo, e poco importa se in realtà si tratta della metà e le domande principali del ricorso di Cristiano sono state tutte respinte.

E la carta, la mitica carta, verrebbe da chiedersi di che carta si tratti, se perfino un arbitrato non proprio tenero con la Juventus ne ha stabilito l'irrilevanza, anche se so che suona bene dire "carta Ronaldo", come se si trattasse della pistola fumante, della prova decisiva della colpevolezza dei cattivi dimostrata dai buoni. Come il calcio del popolo contro quello degli avidi, come Moggiopoli contro gli onesti, come Lukaku prima in forma e disinteressato, poi sovrappeso e affarista, infine ancora buono perché in fondo il peggio è stato evitato. Tutto raccontato sempre come una partita, in cui si fa il tifo, viva gli uni e abbasso gli altri, viva i 20 scudetti anche se sono 19, viva i 20 milioni da ridare anche se in realtà sono "solo" 10 proprio perché la carta tanto discussa, tanto tifata, tanto attesa, alla fine, per gli arbitri, più che la pistola fumante era una pallottola spuntata.

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La vicenda Ronaldo - Juventus è la perfetta chiosa del più ampio tema relativo a bilanci, manovre stipendi e plusvalenze che è costato alla società bianconera circa 100 milioni di euro, con il posto in Champions trasformato da Uefa e istituzioni italiane in una esclusione dalle Coppe per la stagione in corso. Partiamo da un dato di fatto, visto che per le vicende giudiziarie dovrebbero valere i fatti e non il tifo: la Juventus era molto tranquilla e si aspettava di non dovere pagare alcunché. Non può, dunque, ritenersi soddisfatta.

Chiarito preliminarmente questo aspetto, la questione è giuridicamente complessa, come si cerca invano di spiegare da un po' a chi pretende di dare sentenze e certezze già da un paio di anni: l'arbitrato ha optato per una soluzione pilatesca, riconoscendo che la rinuncia agli stipendi dei giocatori era reale e che non vi era un accordo valido e definitivo sull'eventuale restituzione ma affermando al contempo che lo stato della trattativa tra le parti era tale da comportare l'obbligo di corresponsione della somma ormai nota. In breve, una decisione che, pur non potendo globalmente soddisfare il club bianconero, certifica il riconoscimento formale di due punti chiave molto importanti per la difesa della Juventus: la rinuncia agli stipendi era effettiva e la restituzione non era già stata concordata. In sostanza, l'opposto di quanto abbiamo letto per mesi da certe parti.

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