La mitica carta Ronaldo e la verità a colori alterni
E alla fine rieccoci, ancora in attesa del rinvio a giudizio nel penale nonostante le sentenze di colpevolezza lette qua e là ormai da tempo, con l'arbitrato sul caso CR7, con la mitica carta Ronaldo, su cui alcuni media hanno condotto una battaglia tale da fare realmente il tifo, da ricomparire entusiasti nel dibattito pubblico, ma l'entusiasmo e il desiderio di essere i primi a dire che ha vinto Ronaldo, che c'era la carta, che "avevamo ragione noi", può fare brutti scherzi e indurre a scrivere dati errati, cifre sbagliate, esiti mal raccontati. E ancora un'ora o un giorno dopo ecco altri media titolare sui 20 milioni da dare al vincitore Ronaldo, e poco importa se in realtà si tratta della metà e le domande principali del ricorso di Cristiano sono state tutte respinte.
E la carta, la mitica carta, verrebbe da chiedersi di che carta si tratti, se perfino un arbitrato non proprio tenero con la Juventus ne ha stabilito l'irrilevanza, anche se so che suona bene dire "carta Ronaldo", come se si trattasse della pistola fumante, della prova decisiva della colpevolezza dei cattivi dimostrata dai buoni. Come il calcio del popolo contro quello degli avidi, come Moggiopoli contro gli onesti, come Lukaku prima in forma e disinteressato, poi sovrappeso e affarista, infine ancora buono perché in fondo il peggio è stato evitato. Tutto raccontato sempre come una partita, in cui si fa il tifo, viva gli uni e abbasso gli altri, viva i 20 scudetti anche se sono 19, viva i 20 milioni da ridare anche se in realtà sono "solo" 10 proprio perché la carta tanto discussa, tanto tifata, tanto attesa, alla fine, per gli arbitri, più che la pistola fumante era una pallottola spuntata.