L'eccezione in Coppa Italia
La difficoltà a gonfiare la rete, allora, è (anche) conseguenza delle linee-guida seguite finora, esasperando concetti come atteggiamento mentale e solidità difensiva per compensare quelle che restano lampanti lacune qualitative in organico, soprattutto nella zona nevralgica del campo. Dopo la rete alla Dea da parte di Milik, al termine di una discesa di Iling sulla sinistra e del solito assist di McKennie, però, è calato il buio. Negli ultimi cinque turni di campionato, infatti, i bianconeri hanno segnato appena tre reti, due di propria iniziativa se si sottrae al timido dato anche l’autogol di Dossena a Cagliari. A referto, in sostanza, rimangono soltanto i centri di Gatti con la Fiorentina e di Vlahovic in Sardegna: il primo sugli sviluppi di un calcio d’angolo e il secondo direttamente su punizione. Ecco, appunto.
L’eccezione, cronologicamente parlando, è arrivata proprio nel primo atto della semifinale di Coppa Italia contro la Lazio, e da lì la Juventus intende ripartire. Per blindare l’accesso all’ultimo atto della manifestazione e, sulla scia dell’auspicato traguardo, mettere al sicuro anche un piazzamento in campionato che assicuri la partecipazione alla prossima Champions League. Evocativi, in tal senso, anche i marcatori dei primi 90’ contro i biancazzurri di Tudor: Chiesa e Vlahovic, imbeccati da due preziosi passaggi vincenti di Cambiaso e di McKennie rispettivamente, hanno fatto inclinare l’ago della bilancia verso i bianconeri, in attesa di giudizio definitivo. Dai loro piedi, a inizio stagione, passavano le ambizioni di questa giovane Juventus. Dai loro piedi, allo stesso modo, dipendono ancora i traguardi nelle possibilità della squadra a quaranta giorni dalla bandiera a scacchi.