Chiesa e Thiago Motta, mondi distanti: il futuro Juve e quelle voci fondate

L'analisi dettagliata dell’esperto di tattica Adriano Bacconi per comprendere meglio cosa il tecnico italo-brasiliano chiede ai suoi esterni offensivi

Sì, Federico Chiesa sta tornando sui suoi livelli da campione d’Europa azzurro, correva l’anno 2021 e i prati erano quelli verdissimi inglesi. Lo si è visto in qualche strappo palla al piede nelle ultime partite. Lo si è visto nei due gol segnati nelle ultime due partite con Paolo Montero in panchina al posto dell’esonerato Massimiliano Allegri. Lo ha detto lo stesso tecnico uruguagio subito dopo aver battuto il Monza: «Chiesa con la qualità che ha può giocare a destra o a sinistra. Federico nell’ultimo periodo con la testa positiva e carico per l’Europeo può fare la differenza con questo ritmo. Nell’uno contro uno l’ho rivisto micidiale, salta l’avversario».

Chiesa e il calcio di Thiago Motta

Dunque con il prossimo cambio alla guida tecnica, ovvero Thiago Motta e il suo calcio offensivo tanto invocato dallo stesso Federico quando soffriva il difensivismo di Allegri, in teoria l’attaccante potrebbe vivere una situazione ideale nella nuova Juventus, ma in realtà non è affatto così. Anzi. Potrebbe essere l’opposto. E il perché non è così difficile da comprendere. Il calcio dell’ormai ex allenatore del Bologna mal si sposa col modo di giocare dell’azzurro, che dopo qualche giorno di vacanza post Serie A si aggregherà al gruppo di Spalletti per preparare gli Europei, in programma tra giugno e luglio in Germania. Chiesa è un anarchico, che ha nell’istinto il proprio valore aggiunto. Difficile vederlo inserito in uno schema o in un dialogo tattico preimpostato in settimana. Lo stesso Mister Max, nel 3-5-2, ha provato per tutta la stagione a farlo giocare da seconda punta al fianco di Vlahovic per farlo legare nei dialoghi col serbo, ma alla fine Federico viaggiava dove preferiva, ovvero sulla corsia esterna, preferibilmente a sinistra.

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Chiesa e Motta, mondi diversi

Tenendo poi nella giusta considerazione il fatto che Thiago Motta sia a detta di tutti un integralista e quindi non contempli che un calciatore interpreti il ruolo “a tema libero”, ecco che le voci sul fatto che Federico non sia considerato un incedibile dall’italoibrasiliano, anzi, appaiono più che fondate. Per comprendere quanto sia distante il modo di sfruttare il proprio potenziale da parte di Federico rispetto a cosa si aspetta Motta dal suo attaccante esterno abbiamo sentito per un’analisi dettagliata l’esperto di tattica Adriano Bacconi, che fotografa in maniera inequivocabile la differenza dei due mondi.

Le sue riflessioni, così come i numeri che ha ricavato dalla banca dati della sua agenzia Math and Sport, confermano quanto siano distanti i mondi del bomber e dell’allenatore destinato a inaugurare in maniera piena il calcio immaginato dal direttore tecnico Cristiano Giuntoli. Che col possesso palla abbinato a verticalizzazioni e dinamismo non marginale ha portato il Napoli a vincere lo scudetto con Spalletti.

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L'analisi di Bacconi

Adriano Bacconi, in che misura Chiesa non è in linea con ciò che Motta si attende dalla punta esterna?

«In fase offensiva Motta vuole un possesso palla molto veloce e fluido che preveda tanti interscambi di posizione tra i giocatori che devono muoversi molto senza palla, aprire spazi e dare opzioni di passaggio. In effetti la velocità media dei giocatori del Bologna nelle azioni manovrate è stata, nello scontro diretto, molto (molto) più alta (20 km/h) di quella dei bianconeri (16 km/h)».

Anche nella fase difensiva le differenze non sono trascurabili...

«Motta sulle palle perse vuole una reattività immediata quindi pretende attenzione e intensità nella riaggressione (12,5 km/h la velocità media in queste situazioni), mentre gli uomini di Allegri non hanno la stessa intensità in questi frangenti (sotto i 10 km/h) perchè la squadra ha spesso molti giocatori sotto la linea della palla per cui non ha bisogno di forzare il recupero immediato».

Paragonando l’operato nell’ultima sfida Bologna-Juventus di Chiesa con quello di Odgaard e Ndoye i punti di “contatto” non sono molti...

«Come detto Motta è molto esigente nella fase di possesso dove vuole dinamismo senza soluzione di continuità, compito a cui Chiesa non è portato (e abituato). Due dati lo dimostrano in maniera incontrovertibile. La velocità media in possesso è clamorosamente bassa (6,4 km) così come la sua disponibilità a ricevere palla (66%). Motta pretende ben altra presenza nel gioco, non gli basteranno le sue fiammate improvvise».

 

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Sì, Federico Chiesa sta tornando sui suoi livelli da campione d’Europa azzurro, correva l’anno 2021 e i prati erano quelli verdissimi inglesi. Lo si è visto in qualche strappo palla al piede nelle ultime partite. Lo si è visto nei due gol segnati nelle ultime due partite con Paolo Montero in panchina al posto dell’esonerato Massimiliano Allegri. Lo ha detto lo stesso tecnico uruguagio subito dopo aver battuto il Monza: «Chiesa con la qualità che ha può giocare a destra o a sinistra. Federico nell’ultimo periodo con la testa positiva e carico per l’Europeo può fare la differenza con questo ritmo. Nell’uno contro uno l’ho rivisto micidiale, salta l’avversario».

Chiesa e il calcio di Thiago Motta

Dunque con il prossimo cambio alla guida tecnica, ovvero Thiago Motta e il suo calcio offensivo tanto invocato dallo stesso Federico quando soffriva il difensivismo di Allegri, in teoria l’attaccante potrebbe vivere una situazione ideale nella nuova Juventus, ma in realtà non è affatto così. Anzi. Potrebbe essere l’opposto. E il perché non è così difficile da comprendere. Il calcio dell’ormai ex allenatore del Bologna mal si sposa col modo di giocare dell’azzurro, che dopo qualche giorno di vacanza post Serie A si aggregherà al gruppo di Spalletti per preparare gli Europei, in programma tra giugno e luglio in Germania. Chiesa è un anarchico, che ha nell’istinto il proprio valore aggiunto. Difficile vederlo inserito in uno schema o in un dialogo tattico preimpostato in settimana. Lo stesso Mister Max, nel 3-5-2, ha provato per tutta la stagione a farlo giocare da seconda punta al fianco di Vlahovic per farlo legare nei dialoghi col serbo, ma alla fine Federico viaggiava dove preferiva, ovvero sulla corsia esterna, preferibilmente a sinistra.

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