Pagina 2 | Spalletti: "Motta, attento a non farti sgamare. Locatelli con personalità"

Meno di un mese e l'Italia tornerà in campo per un quarto di Nations League non banale. A cominciare dall'avversario, quella Germania che riapre sempre l'album dei ricordi: dal 4-3 nella semifinale mondiale in Messico 1970 all'altra straordinaria semifinale vinta 2-0 in casa loro al Mondiale 2006, passando per la finale di Madrid 1982. Ma non c'è solo questo in ballo giovedì 20 marzo al Meazza di Milano e domenica 23 al Westfalenstadion di Dortmund che, 18 anni e mezzo fa, vide l'impresa azzurra firmata Grosso-Del Piero.

Spalletti: Italia-Germania e l'esempio Baggio

Chi vince ospiterà la final four dal 4 all'8 giugno e per l'Italia sono stati scelti gli stadi di Torino: l'Olimpico Grande Torino per la finale del terzo posto e l'Allianz Stadium per semifinali e finale. Infine, dopo questi quarti, l'Italia conoscerà il suo destino per le qualificazioni al Mondiale 2026. Nel gruppo A (con Slovacchia, Irlanda del Nord e Lussemburgo) in caso di passaggio del turno e nel gruppo I (con Norvegia, Israele, Estonia e Moldavia) in caso di eliminazione. Tutte cose ben presenti nella mente di Luciano Spalletti, nel suo buen retiro di Montaione, sulle colline in provincia di Firenze. Qui si rilassa e studia. E prepara un'Italia che deve riprendere il cammino dopo essere stata sconfitta 3-1 il 17 novembre a Milano dalla Francia, nel match che ci ha fatto scivolare al secondo posto del girone.

Quello che ci ha portati a trovare al sorteggio la squadra di Julian Nagelsmann, da affrontare senza paure: «Io vado per vincere – sottolinea il ct -, non me ne frega niente. I miei hanno la forza per giocare con chiunque, siamo un gruppo forte. La Germania fa tutto bene, ti salta subito addosso. Noi dobbiamo andare in verticale, mettere palla dietro le loro spalle per trovare gli spazi, gestendo bene i momenti». Germania che riporta alla mente l'Europeo 2024, quando la Svizzera ci prese a schiaffi negli ottavi: «Per me è archiviato. Il riferimento deve essere il Mondiale 2006 (dice guardando Gigi Buffon al suo fianco, ndr), senza intasare troppo la testa ai ragazzi. Se ne parlerà, con il sorriso sulle labbra. Ripeto: abbiamo cambiato sistema tattico dopo l'Europeo, ma quanto fatto prima non è da buttare. Ci serve gente che sappia buttarsi dentro la mischia e fare qualcosa di diverso, tipo Roberto Baggio». 

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"Locatelli, personalità! Kean e Fagioli..."

Materia prima importante, di cui non si vedono (purtroppo) eredi in giro. Spalletti apprezza quanto offre il campionato: «Zaccagni sta facendo bene, se continua così è uno che dà alternative. Raspadori ogni tanto te lo fa, ma non lo portiamo in giro sulle fasce. Chiesa potrebbe esserlo però c'è bisogno che giochi, che sia più continuo. E in Premier ha giocato troppo poco. Io cerco chi ti fa fare un saltino in più contro avversari che si chiudono in area, mi serve gente nell'uno contro uno. Koleosho è uno così, ha la garra, e ho fiducia in Maldini, ha fantasia e racconta cose nuove in partita. Il gruppo? Rimarrà grossomodo questo, portando qualcuno nuovo per vederlo. Penso a Baldanzi, a Ndour o a Casadei: è uno che ci stimola, che entra nel target dei centrocampisti fisici. Con la Germania giochi contro armadi a muro, ti serve in futuro gente piazzata che va di testa, in area come a metà campo, per non vedersi sempre i palloni tornare indietro. Ci servono quei dieci centimetri in più». 

Parlando di centrocampo e dintorni, non si può sorvolare sul momento complicato attraversato dai vari Frattesi, Zaniolo, Fagioli. «Mi preoccupa come la vivono loro, mi preoccupa il ragionamento che faranno. Frattesi è uno che ho a cuore per molti motivi, gli ho parlato. Devi essere in fila a pigiare anche se non giochi». Chi gioca, eccome, è Tonali, pur se nel Newcastle oggi giostra più da regista basso: «Sta andando forte. Può essere usato anche dietro, ma se gli lascia un po' di prateria fa tanta roba. E poi ci sono Locatelli, sempre bravo in fase di rottura, con personalità. Ricci e Rovella, che hanno fatto buone gare».

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Attacco azzurro, Thiago Motta e Napoli-Inter

 Senza dimenticare i due che guidano la classifica marcatori: «Vengono da un contesto tattico differente: l'Atalanta occupa sempre la metà campo avversaria, Retegui sta in area. Con la Germania ci sarà da ripartire negli spazi e allora Kean potrebbe essere quello giusto. Loro ci verranno addosso come la Francia, sarà una partita cattiva. Non dovremo dare riferimenti».  

E Spalletti è sempre attento alle cose che offre il campionato: «Vedo partite e prendo appunti dietro al foglio delle formazioni: cose nuove, giocate, dettagli. Thiago Motta mi era piaciuto tantissimo a Bologna, anche lì cambiava uomini di ruolo prendendo vantaggi grandi. È un calcio relazionale, di palleggio, che non vuole buttare via palla anche quando lo pressano. Ma devi essere bravo e capire quando gli avversari ti sgamano. Napoli-Inter? Nessuno farà calcoli, per come conosco Conte e Inzaghi. Devo pensare se ci andrò, però di sicuro me la guardo». 

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"Locatelli, personalità! Kean e Fagioli..."

Materia prima importante, di cui non si vedono (purtroppo) eredi in giro. Spalletti apprezza quanto offre il campionato: «Zaccagni sta facendo bene, se continua così è uno che dà alternative. Raspadori ogni tanto te lo fa, ma non lo portiamo in giro sulle fasce. Chiesa potrebbe esserlo però c'è bisogno che giochi, che sia più continuo. E in Premier ha giocato troppo poco. Io cerco chi ti fa fare un saltino in più contro avversari che si chiudono in area, mi serve gente nell'uno contro uno. Koleosho è uno così, ha la garra, e ho fiducia in Maldini, ha fantasia e racconta cose nuove in partita. Il gruppo? Rimarrà grossomodo questo, portando qualcuno nuovo per vederlo. Penso a Baldanzi, a Ndour o a Casadei: è uno che ci stimola, che entra nel target dei centrocampisti fisici. Con la Germania giochi contro armadi a muro, ti serve in futuro gente piazzata che va di testa, in area come a metà campo, per non vedersi sempre i palloni tornare indietro. Ci servono quei dieci centimetri in più». 

Parlando di centrocampo e dintorni, non si può sorvolare sul momento complicato attraversato dai vari Frattesi, Zaniolo, Fagioli. «Mi preoccupa come la vivono loro, mi preoccupa il ragionamento che faranno. Frattesi è uno che ho a cuore per molti motivi, gli ho parlato. Devi essere in fila a pigiare anche se non giochi». Chi gioca, eccome, è Tonali, pur se nel Newcastle oggi giostra più da regista basso: «Sta andando forte. Può essere usato anche dietro, ma se gli lascia un po' di prateria fa tanta roba. E poi ci sono Locatelli, sempre bravo in fase di rottura, con personalità. Ricci e Rovella, che hanno fatto buone gare».

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