Il capitano Juve non è più itinerante: perché Motta ha scelto Locatelli

Da “allegriano” a riferimento per Thiago, Manuel era già stato eletto a perno della mediana

TORINO - Riguardo alle dinamiche di gruppo nelle squadre di calcio esistono una letteratura vastissima e una aneddotica sconfinata. Così come, parallelamente, lo sono quelle relative alle tecniche e alle capacità necessarie a gestirle. Ovviamente tutte giuste e tutte sbagliate a seconda delle esperienze personali e di quella cosa che mette sempre d’accordo tutti su qualunque teoria: i risultati. Perché se arrivano quelli, non frega niente a nessuno se i giocatori sono amici o se si mandano serenamente a quel paese (come capita neppure troppo raramente) fuori dal campo.

La leadership nella Juventus

Il tema della leadership e dei rapporti di spogliatoio della nuova Juventus, così, è venuto fuori di nuovo dopo le due eliminazioni nelle Coppe (in Europa e in Italia) dopo che solo pochi giorni fa, in virtù delle quattro vittorie consecutive e di una cena di gruppo, era tutto profumato come un giardino fiorito. Narrazioni... Quanto alla leadership, Thiago Motta ha fatto capire in maniera per nulla velata che il leader massimo è lui e poi ci sono quelli nello spogliatoio. Non uno solo, ha sempre tenuto a precisare, ma allo stato attuale dell’arte una punto fermo lo ha trovato: quello della fascia da capitano che non è più “itinerante” come in avvio di stagione: «Il nostro capitano è Locatelli» ha dichiarato ieri, per poi continuare a definire la questione tanto dibattuta della leadership: «Ci sono tanti leader in questo gruppo. Il rapporto è sempre stato ottimo con tutti. Siamo una squadra unita, poi quando i risultati non vanno bene ci sono le critiche. Siamo chiamati a dare il massimo sempre, ecco perché ero arrabbiato dopo la partita, anche perché vedo come lavorano e quanto si impegnano in allenamento».

 

 

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Locatelli, l'allegriano

Tutto chiaro, ma dunque in questa fase Locatelli svetta un poco su tutti gli altri meritandosi, appunto, la fascia. Comprensibile, perché il centrocampista è ormai tra coloro che, nell’attuale rosa, hanno maggior anzianità di servizio in bianconero e, di sicuro, non si possono porre in discussione la sua disponibilità e lo spirito di servizio per la causa. Un aspetto che lo stesso Motta ha sottolineato più volte, in particolare quando Locatelli ha offerto la propria disponibilità a giocare nel ruolo di difensore centrale, in modo da aiutare la squadra a tamponare le assenze. L’atteggiamento è quello stesso che, del resto, ha tenuto l’anno scorso con Allegri, che lo ha piazzato a fulcro basso del centrocampo di una Juventus che, non a caso, è stata in grado di tenere il passo dell’Inter quando lui (e Rabiot, ma è un altro discorso) hanno avuto condizione fisica, in assenza di cambi.

Locatelli, onestà da capitano

E che anche Motta apprezza, appunto, tanto che non si fa certo condizionare dal passato allegriano del capitano e, neppure, considera irrispettoso come Locatelli abbia salutato, con un inequivocabile post su Instagram pieno di afflato, quel Danilo il cui rapporto con il tecnico italo-brasiliano non era propriamente idilliaco (lineare sì, idilliaco no). Un gesto, questo sì e non le legittime curiosità esterne, che insieme a quello di molti altri compagni avrebbe potuto concorrere a minare la serenità del gruppo o, chissà, magari anche quella verso l’allenatore che, invece, ha avuto la lucidità e l’intelligenza di capire come i rapporti (anche umani) tra compagni possano (e debbano) superare anche le decisioni tecniche che sconfinano in quelle di mercato. E, in fondo, un’ulteriore conferma della linearità e dell’onestà intellettuale di Locatelli, degna di una fascia da capitano. 

 

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TORINO - Riguardo alle dinamiche di gruppo nelle squadre di calcio esistono una letteratura vastissima e una aneddotica sconfinata. Così come, parallelamente, lo sono quelle relative alle tecniche e alle capacità necessarie a gestirle. Ovviamente tutte giuste e tutte sbagliate a seconda delle esperienze personali e di quella cosa che mette sempre d’accordo tutti su qualunque teoria: i risultati. Perché se arrivano quelli, non frega niente a nessuno se i giocatori sono amici o se si mandano serenamente a quel paese (come capita neppure troppo raramente) fuori dal campo.

La leadership nella Juventus

Il tema della leadership e dei rapporti di spogliatoio della nuova Juventus, così, è venuto fuori di nuovo dopo le due eliminazioni nelle Coppe (in Europa e in Italia) dopo che solo pochi giorni fa, in virtù delle quattro vittorie consecutive e di una cena di gruppo, era tutto profumato come un giardino fiorito. Narrazioni... Quanto alla leadership, Thiago Motta ha fatto capire in maniera per nulla velata che il leader massimo è lui e poi ci sono quelli nello spogliatoio. Non uno solo, ha sempre tenuto a precisare, ma allo stato attuale dell’arte una punto fermo lo ha trovato: quello della fascia da capitano che non è più “itinerante” come in avvio di stagione: «Il nostro capitano è Locatelli» ha dichiarato ieri, per poi continuare a definire la questione tanto dibattuta della leadership: «Ci sono tanti leader in questo gruppo. Il rapporto è sempre stato ottimo con tutti. Siamo una squadra unita, poi quando i risultati non vanno bene ci sono le critiche. Siamo chiamati a dare il massimo sempre, ecco perché ero arrabbiato dopo la partita, anche perché vedo come lavorano e quanto si impegnano in allenamento».

 

 

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