Marchisio e la Juve a nudo: "Tutti sotto esame. Yildiz, Tudor ti aiuta così"

L'ex centrocampista bianconero analizza la stagione della Vecchia Signora tra Motta e l'impatto che sta avendo Igor: "Ora serve continuità"

TORINO -  Ventidue aprile del 2012. Era Juventus-Roma. Era una formazione totalmente verticale, con ritmo, qualità. Ambizione? Sì, ma costruita sulle fondamenta delle vittorie. Claudio Marchisio concludeva il poker perfetto: 4-0 ai giallorossi di Luis Enrique, un progetto virtuoso presto schiacciato dalla piazza romana, che non ha mai fatto sconti a nessuno, nemmeno alle belle promesse di Lucho. Ricorda qualcosa. Anzi: qualcuno. E in questi giorni in cui non si fa altro che un gran parlare di juventinità, dna bianconero e il contorno di cui si compone la narrazione di una grande società, l'ex centrocampista - 389 presenze e 37 reti complessive - lo ammette con estrema chiarezza: «Certo che tutto ciò esiste, il passato ha un peso».

Marchisio, ha già visto l'effetto Tudor?

«I cambiamenti sono sempre positivi, almeno di regola. Poi occorre continuità».

E come si ottiene?

«Arriva con il lavoro, con quello che fai durante la settimana. Il tecnico ha avuto finalmente i giorni per mettersi al pari con la squadra, vedremo il risultato domenica. Sarà una trasferta molto difficile».

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"Juve, vediamo con la Roma"

Da quali differenze parte, questa Juventus? «Si è visto il cambiamento, un'energia comunque diversa in campo. Un po' perché il calciatore è chiamato dalla nuova situazione a lavorare in un certo modo, magari dando di più, un po' perché è una scossa a tutto l'ambiente».

Juve-Genoa cos'è stata?

«Una vittoria importante, ma dare giudizi è prematuro. Vediamo con la Roma».

L'arrivo del tecnico croato è stato il pretesto per tirare fuori i discorsi sul Dna Juve.

«Esiste, sì. Assolutamente. E Tudor può trasmetterlo: lo conosce bene. Poi ovviamente bisogna anche conservarlo, portarlo avanti nel tempo, con i giocatori. Non si può cambiare tanto e poi sperare che venga fuori in qualche modo. Chi ha vissuto tanto il bianconero può aiutare».

Ma è solo una questione di allenatore?

«No, di tanti casi, non soltanto la guida tecnica. Tudor ha vinto tanto e ha vissuto al contempo delle difficoltà. Se doveva esserci un cambio, comunque, un allenatore della sua esperienza può fare la differenza».

Thiago Motta ha pagato questa distanza con l'ambiente?

«Quando ci sono dei rapporti interrotti durante l'anno non è mai colpa del singolo. Serve che la responsabilità venga presa e condivisa da più persone. Gli alti e i bassi sono evidenti, sotto esame ci sono pure calciatori e società».

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"Ecco cosa è mancato alla Juve"

Cosa si aspetta, domenica? «Una Juventus con grande voglia di vincere, all'Olimpico. Ad oggi ogni partita può fare la differenza, e una grande squadra non può accontentarsi del pareggio. Deve andare a Roma con carattere, l'ha sempre dimostrato e questo club ce l'ha dentro. Tudor lo sa».

Ha segnato un gol, ai giallorossi. Era il 2011-2012. Era la Juventus di Conte, in rete i tre centrocampisti centrali.

«Resto dell'idea che le squadre vincano i campionati grazie a quel reparto lì».

Ha avuto allora un peso la difficoltà nel trovare gol dai mediani?

«Non manca solo quello, mancano tante cose. Manca esperienza, perché l'età media si è abbassata. Ed è mancato carattere, oltre alle realizzazioni. Ecco perché vediamo questa classifica».

Per un attimo c'è chi ha creduto allo scudetto.

«Potevano quasi instradarsi, prima dell'Atalanta. Con un po' di carattere ed esperienza, si poteva fare un campionato diverso. Ma parlare dei "ma" e del passato non serve. Testa al presente. I punti in palio sono importanti».

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Koopmeiners e la Champions Juve

Secondo lei, la Juventus arriverà in Champions? «Me lo auguro. L'obiettivo è fondamentale per tante questioni, e poi perché la Juve deve puntare sempre al massimo».

E Koopmeiners? Qual è il suo problema?

«Quando c'è un cambio di allenatore non è facile gestire un giocatore in difficoltà. Il mio auguro che lui possa trovare la forma migliore, fisica e soprattutto mentale».

Si potrebbe fare un discorso generale.

«Quest'anno, tanti non hanno dimostrato il loro valore. C'è un finale da vivere, però».

Dei cambi di Tudor, cos'è che l'ha convinta maggiormente?

«Le situazioni in cui si è trovato Yildiz. Che ha fatto bene pure con Thiago Motta, ma aveva compiti a tutto campo, con tanto sacrificio da distribuire in difesa».

Ora è più libero?

«Talenti del genere, naturalmente devono entrare in entrambe le fasi e nei meccanismi della squadra. Ma la libertà davanti aiuta a restare lucidi lì davanti. E a fare gol».

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TORINO -  Ventidue aprile del 2012. Era Juventus-Roma. Era una formazione totalmente verticale, con ritmo, qualità. Ambizione? Sì, ma costruita sulle fondamenta delle vittorie. Claudio Marchisio concludeva il poker perfetto: 4-0 ai giallorossi di Luis Enrique, un progetto virtuoso presto schiacciato dalla piazza romana, che non ha mai fatto sconti a nessuno, nemmeno alle belle promesse di Lucho. Ricorda qualcosa. Anzi: qualcuno. E in questi giorni in cui non si fa altro che un gran parlare di juventinità, dna bianconero e il contorno di cui si compone la narrazione di una grande società, l'ex centrocampista - 389 presenze e 37 reti complessive - lo ammette con estrema chiarezza: «Certo che tutto ciò esiste, il passato ha un peso».

Marchisio, ha già visto l'effetto Tudor?

«I cambiamenti sono sempre positivi, almeno di regola. Poi occorre continuità».

E come si ottiene?

«Arriva con il lavoro, con quello che fai durante la settimana. Il tecnico ha avuto finalmente i giorni per mettersi al pari con la squadra, vedremo il risultato domenica. Sarà una trasferta molto difficile».

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