Pagina 3 | "Vlahovic capro espiatorio: sempre titolare! Tudor come Conte e lo Scudetto Juve si può fare"

INVIATO A MILANO - I gol li ha sempre fatti. Nelle piccole, nelle grandi, in Italia, in campo internazionale e pure nelle finali. E il popolo bianconero lo ricorda sempre con piacere: in pochi anni ha incarnato lo spirito Juve da subito. Nei comportamenti, negli atteggiamenti, nel modo di stare in campo e pure grazie alla capacità di fare da collante nello spogliatoio tra i grandissimi campioni coi quali ha condiviso le emozioni sul terreno di gioco. Alessandro Matri guarda con attenzione il mondo Juve. Nella sua militanza ha vissuto prima l’era Conte, poi la gestione Allegri. Ha conosciuto gruppi che sapevano fare soltanto una cosa: vincere. Sempre e comunque. Adesso il Mitra è incuriosito dalla nuova Juve di Tudor, dal vento che soffia alla Continassa da qualche mese. Aria che ha investito sì la rosa, ma anche tutto l’assetto della direzione sportiva.

Alessandro Matri, partiamo dal campo. La Juve d’agosto è prima a punteggio pieno in campionato dopo le vittorie contro Parma e Genoa. Se l’aspettava?

«La Juventus è partita bene. Sono contento per Tudor, a cui è stata data una grande possibilità con la conferma: l’ha conquistata sul campo e adesso ha avuto tempo per lavorare, perché quando entri in corsa il tempo è poco e devi incidere subito. Tra il Mondiale per Club e la preparazione estiva ha dato un’impronta importante alla squadra. Nelle prime due di campionato non ho visto un gran gioco, ci può stare, ma almeno ho visto una squadra. E non è poco».

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"Juve, Tudor ora ha più soluzioni"

E dire che il mercato ha riservato due colpi in coda, ancora non utilizzati e tutti da scorprire: Zhegrova e Openda.
«Il reparto offensivo si è arricchito di giocatori di valore, che possono dare a Tudor più soluzioni. Ci sono sei uomini per tre maglie, ma non è un problema: con le tre competizioni ci sarà spazio per tutti, per cui Tudor ha la possibilità di gestirli senza problemi. E poi il centrocampo è forte: Thuram ha un anno in più d’esperienza e si vedrà, gli darà qualcosa in più in termini di rendimento. Bremer, poi, ridà sicurezza alla difesa e scioglie i compagni: mi sembrano più sereni accanto a lui, più disinvolti. Il suo recupero è davvero prezioso per i bianconeri».

L’estate bianconera, però, è stata caratterizzata dal caso Vlahovic.

«Non era semplice da gestire, anche per il discorso relativo all’ingaggio e al contratto. Tudor ha saputo stimolarlo in estate. Ma l’attacco in generale è forte: ci sono gol e qualità. Nel mio reparto offensivo ideale metto sempre Dusan titolare: se sta bene per me può veramente fare la differenza. Sono curioso di vedere Zhegrova a destra, perché Conceicao mi sembra più incisivo da subentrato. Lo vedo come l’uomo che spacca le partite dal 60’ in poi, per questo mi intriga il kosovaro».

Da ex attaccante, ripensando anche all’agosto di Vlahovic, quando si ricevono i fischi come si reagisce? Esiste un modo per voltare pagina?

«Come sta facendo. Con i gol e l’impegno. Si è riconquistato un popolo che l’ha amato durante la sua militanza in bianconero. Ha avuto degli anni in cui non era al centro del gioco della Juventus, spesso è diventato il capro espiatorio nelle difficoltà e questo un po’ l’ha pagato. Ma mentalmente lo vedo bene e penso che renderà al massimo: ora sta anche bene dal punto di vista fisico, in passato i problemi legati alla pubalgia l’avevano inevitabilmente condizionato».

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"Tudor serio, spinto dall'orgoglio Juve"

In panchina è rimasto Tudor. Lo vede come un allenatore da progetto o come una figura di passaggio?
«Tudor lo vedo un allenatore serio, non certo uno di passaggio. L’orgoglio di allenare la Juventus lo spinge a dare di più. Ma lui conosce il calcio, non è necessario conoscere il mondo bianconero per incidere. Lui sta facendo bene perché ha dimostrato di essere capace nella gestione di situazioni complesse. Il suo compito più grande adesso è quello di valorizzare la squadra che gli hanno messo a disposizione, ma almeno stavolta ha avuto il tempo per lavorare. La Juventus, in questo senso, ha già una chiara identità, una fisionomia definita».

Identità poggiata pure su Kenan Yildiz, pietra angolare di questa Juve.

«Yildiz è atteso alla stagione della consacrazione, ha la fiducia di tutti. Con la consegna della maglia numero 10 l’anno scorso è stato fatto un passo notevole, soprattutto perché parliamo della Juve. Lui ha percepito quanto il club si affidi alle sue qualità. Mi sembra consapevole delle sue capacità, ma allo stesso tempo umile e coi piedi per terra».

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"Scudetto Juve, se Tudor fa come Conte..."

Rispetto anche al modo in cui si sono rafforzate le dirette concorrenti, quali obiettivi può realisticamente porsi questa squadra?
«Rispetto all’anno scorso la Juve si è rinforzata, non c’è dubbio. L’obiettivo principale è la qualificazione in Champions League, ma può anche provare a vincere. Si devono incastrare tante cose. Ma la Juventus deve sempre pensare con quella testa. Il Napoli l’anno scorso veniva da un decimo posto, per cui era ancora più indietro rispetto ai bianconeri oggi. La Juve di quest’anno e il Napoli dello scorso campionato sono due rose che come valori si somigliano. Con un grande generale in panchina e gli incastri giusti, anche a livello di condizione fisica, si può persino vincere come ha fatto Conte nella scorsa stagione. Rispetto al Milan vedo meglio la Juve, per esempio: non è facile per i rossoneri sostituire Theo Hernandez e Reijnders. Sì, hanno portato in Italia un fenomeno a centrocampo come Modric. Hanno tenuto Leao e Pulisic, ma dietro ha perso tanto».

Come può riuscire questa Juve a tornare competitiva in chiave scudetto?

«La Juve recente è puntualmente mancata nella continuità e nella stabilità. Picchi e cali non aiutano la squadra, che ha fatto fatica a trovare una mentalità. Nei cicli vincenti si entrava in campo con la consapevolezza di poter vincere ogni partita, anche se non ci si riusciva sempre. Negli ultimi anni, invece, si è persa un po’ quella forza».

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"Tudor serio, spinto dall'orgoglio Juve"

In panchina è rimasto Tudor. Lo vede come un allenatore da progetto o come una figura di passaggio?
«Tudor lo vedo un allenatore serio, non certo uno di passaggio. L’orgoglio di allenare la Juventus lo spinge a dare di più. Ma lui conosce il calcio, non è necessario conoscere il mondo bianconero per incidere. Lui sta facendo bene perché ha dimostrato di essere capace nella gestione di situazioni complesse. Il suo compito più grande adesso è quello di valorizzare la squadra che gli hanno messo a disposizione, ma almeno stavolta ha avuto il tempo per lavorare. La Juventus, in questo senso, ha già una chiara identità, una fisionomia definita».

Identità poggiata pure su Kenan Yildiz, pietra angolare di questa Juve.

«Yildiz è atteso alla stagione della consacrazione, ha la fiducia di tutti. Con la consegna della maglia numero 10 l’anno scorso è stato fatto un passo notevole, soprattutto perché parliamo della Juve. Lui ha percepito quanto il club si affidi alle sue qualità. Mi sembra consapevole delle sue capacità, ma allo stesso tempo umile e coi piedi per terra».

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