"Giocatori si sentano una m**da. Juve cambiata, Agnelli sempre con noi". Lo sfogo di Evra per Tudor

L'ex esterno bianconero ha detto la sua in merito all'esonero del tecnico croato e al ruolo dello spogliatoio

"Grazie di tutto mister. Ma questo messaggio è anche per i giocatori, perché quando esonorano il tuo allenatore vuol dire che non hai fatto bene il tuo lavoro in campo. A me è successo solo una volta in tutta la mia carriera e mi sono sentito una me**a". A dirlo è Patrick Evra, intervenuto sui propri profili social per dire la sua in merito all'esonero di Igor Tudor deciso dalla società dopo il ko all'Olimpico contro la Lazio. Un esonero che da seguito al lungo capitolo della crisi che da più anni ingabbia la Juventus e tiene i tifosi ostaggio di una inconsolabile frustrazione. E rivolgendosi al suo ampio parco di fan sui social, l'ex esterno bianconero ha voluto mandare un messaggio anzitutto ai giocatori, ricordando loro che - al netto delle speculazioni sul rapporto che le nuove generazioni di calciatori hanno con il proprio mestiere - quando la società decide di sollevare l'allenatore dall'incarico, è il momento "di sentirsi una me**a". Giunto alla Continassa nel 2014 dopo avere chiuso avere chiuso un ciclo di 8 anni al Manchester United, Evra ha inoltre ricordato di avere affrontato un esonero in una sola occasione. Quella di David Moyes, il primo a dover reggere il peso del patrimonio lasciato da Sir Alex Ferguson e a cui la società staccò la spina dopo una stagione. Una crisi che il francese ha giudicato analoga a quella affrontata dal Max Allegri durante l'annata 2014-2015 e poi definitivamente risolta con la vittoria del campionato, ma preceduta da una rottura dello spogliatoio in cui "in tanti volevano il suo esonero". Quell'anno, racconta l'ex difensore, a superare le difficoltà furono i giocatori e la rinnovata consapevolezza che avrebbero dovuto vincere anche quando le cose erano cambiate rispetto alla gestione Antonio Conte

Evra: "I giocatori dovrebbero sentirsi di me**rda"

Così l'ex Juve: "Sono stato a Torino, allo stadio. Anche se era vuoto, è sempre un'emozione di venirci. Voi tifosi mancate da pazzi. Ho visto qualche vostro messaggio dove mi volete in dirigenza o come allenatore. È vero ho già preso i miei diplomi di allenatore. Ho finito da quattro anni fa. Però non torno nel calcio, adesso ho un'altra vita e per tornare nel calcio devo sacrificare tutto. Quindi è un po' una scelta egoista, perché sono un uomo felice, contento e sto facendo tanti business, tante altre cose proprio fuori dal calcio. Ora però oglio tornare sull'esonero di Tudor. Grazie mister per tutto. Ma questo messaggio è anche per i giocatori, perché quando esonorano il tuo allenatore vuol dire che non hai fatto bene il tuo lavoro in campo. A me è successo solo una volta in tutta la mia carriera, quando ero all'United e hanno mandato via Moyes: mi sono proprio sentito una me**a. Spero che i giocatori avranno questa stessa sensazione adesso, perché ci sono giocatori che sono ancora lì che sono già passati due o tre allenatori, ma la gente deve capire che questa è una nuova generazione ed è la generazione che io chiamo "TikTok".

Evra: "La nuova generazione è molle"

"Anche io sono sui social media e mi piace tanto perché rendo tanta gente felice. Però se sei nella Juve devi assumerti le responsabilità. Ma il problema è che questi discorsi non vanno più bene per questa generazione, perché è una generazione soft, molle. Quindi tutti questi ex giocatori e commentatori che sono lì e dicono che avrebbero dovuto fare così, io dico loro: perdete il tempo. Perdete tempo perché noi eravamo giocatori di football e giocavamo al football per la passione, per la maglia, per la storia, per dare da mangiare alle nostre famiglie. Questa di adesso è una generazione di atleti. Non sono neanche calciatori, sono atleti. Sono brand, rapper, fashion, sono nella politica: c'è troppa distrazione. Per questo io non riesco a essere duro con loro. Noi non avevamo questa distrazione. Per noi c'era solo mangiare, dormire e giocare a calcio. Quindi per questo io vi dico perdete il tempo. Vi dirò questi cretini... adesso sì. Talento non lo so. Parlavo con una persona l'altro giorno e gli ho chiesto di darmi cinque giocatori della Nazionale italiana: Dannarumma è stato l'unico che mi ha detto".

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© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Evra: "La Juve è cambiata. Agnelli era sempre con noi"

"È la società che è cambiata, il mondo. Non solo il calcio. Però a me non mi piacciono le scuse. La Juve, la società p completamente cambiata. Abbiamo perso i valori, i valori veri. Ai tempi di Andrea Agnelli, mi ricordo la prima volta che ho fatto la mia partita a Villar Perosa. C'era un campo di merda però ero felice di essere andato nel castello o dove viveva la famiglia Agnelli, dove c'è la storia. Il presidente era sempre con noi, con Pavel, con Marotta, con Paratici. Non voglio che dimentichiate il passato, però non è più così.  State sprecando tanta energia. Io un giorno tornerò nel calcio, ma non adesso. Faccio questo discorso perché voglio toccare i giocatori che sono lì alla Juve. Quando giochi alla Juve devi sacrificare anche la tua famiglia. Ed è una verità. Non dimenticate di amare questo gioco! So che non è tempo di scherzi, ma lo sapete che io lo faccio sempre. Il campionato più bello che ho vinto in tutta la mia vita è quello con Max Allegri: quello 2014/2015. Perché, ricordate, eravamo al 13° posto in campionato e avevamo perso con il Sassuolo. Abbiamo avuto questa riunione importante dove tanti giocatori volevano mandare via Max. Però io ho detto no: 'Voi non avete le palle'".

Evra: "Se non volete la Juve, andate via"

"Prima c'era Conte che faceva tutto per voi'. Mi era successa la stessa cosa allo United, quando i giocatori dicevano che era tutta colpa di David Moyes: 'Allora vincevamo solo perché c'era Ferguson?'. No, adesso non ci sono più scuse: siete alla Juve. Se non siete contenti, andate via. Anche i tifosi adesso sono diventati molli, perché ti attaccano in social media. Io ricordo che dopo 5 minuti, ai tempi della mia Juve, quando eravamo sullo 0-0, non erano gli ultras che ci mettevano la pressione ma la tribuna presidenziale. Da lì ricevevamo la vera pressione, dopo già 5 minuti. Quindi a quei bambini che non vogliono giocare a Juve dico: 'Grazie, andate via'. Ci sono tanti allenatori che hanno famiglie, pensate a questo. Il mondo sta cambiando. Il football è un business. Nessuno guarda più 90 minuti di partita. I bambini giocano alla Play Station. Io non li critico perché è un nuovo mondo. Vi voglio bene e spero di tornare presto a Torino".

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"Grazie di tutto mister. Ma questo messaggio è anche per i giocatori, perché quando esonorano il tuo allenatore vuol dire che non hai fatto bene il tuo lavoro in campo. A me è successo solo una volta in tutta la mia carriera e mi sono sentito una me**a". A dirlo è Patrick Evra, intervenuto sui propri profili social per dire la sua in merito all'esonero di Igor Tudor deciso dalla società dopo il ko all'Olimpico contro la Lazio. Un esonero che da seguito al lungo capitolo della crisi che da più anni ingabbia la Juventus e tiene i tifosi ostaggio di una inconsolabile frustrazione. E rivolgendosi al suo ampio parco di fan sui social, l'ex esterno bianconero ha voluto mandare un messaggio anzitutto ai giocatori, ricordando loro che - al netto delle speculazioni sul rapporto che le nuove generazioni di calciatori hanno con il proprio mestiere - quando la società decide di sollevare l'allenatore dall'incarico, è il momento "di sentirsi una me**a". Giunto alla Continassa nel 2014 dopo avere chiuso avere chiuso un ciclo di 8 anni al Manchester United, Evra ha inoltre ricordato di avere affrontato un esonero in una sola occasione. Quella di David Moyes, il primo a dover reggere il peso del patrimonio lasciato da Sir Alex Ferguson e a cui la società staccò la spina dopo una stagione. Una crisi che il francese ha giudicato analoga a quella affrontata dal Max Allegri durante l'annata 2014-2015 e poi definitivamente risolta con la vittoria del campionato, ma preceduta da una rottura dello spogliatoio in cui "in tanti volevano il suo esonero". Quell'anno, racconta l'ex difensore, a superare le difficoltà furono i giocatori e la rinnovata consapevolezza che avrebbero dovuto vincere anche quando le cose erano cambiate rispetto alla gestione Antonio Conte

Evra: "I giocatori dovrebbero sentirsi di me**rda"

Così l'ex Juve: "Sono stato a Torino, allo stadio. Anche se era vuoto, è sempre un'emozione di venirci. Voi tifosi mancate da pazzi. Ho visto qualche vostro messaggio dove mi volete in dirigenza o come allenatore. È vero ho già preso i miei diplomi di allenatore. Ho finito da quattro anni fa. Però non torno nel calcio, adesso ho un'altra vita e per tornare nel calcio devo sacrificare tutto. Quindi è un po' una scelta egoista, perché sono un uomo felice, contento e sto facendo tanti business, tante altre cose proprio fuori dal calcio. Ora però oglio tornare sull'esonero di Tudor. Grazie mister per tutto. Ma questo messaggio è anche per i giocatori, perché quando esonorano il tuo allenatore vuol dire che non hai fatto bene il tuo lavoro in campo. A me è successo solo una volta in tutta la mia carriera, quando ero all'United e hanno mandato via Moyes: mi sono proprio sentito una me**a. Spero che i giocatori avranno questa stessa sensazione adesso, perché ci sono giocatori che sono ancora lì che sono già passati due o tre allenatori, ma la gente deve capire che questa è una nuova generazione ed è la generazione che io chiamo "TikTok".

Evra: "La nuova generazione è molle"

"Anche io sono sui social media e mi piace tanto perché rendo tanta gente felice. Però se sei nella Juve devi assumerti le responsabilità. Ma il problema è che questi discorsi non vanno più bene per questa generazione, perché è una generazione soft, molle. Quindi tutti questi ex giocatori e commentatori che sono lì e dicono che avrebbero dovuto fare così, io dico loro: perdete il tempo. Perdete tempo perché noi eravamo giocatori di football e giocavamo al football per la passione, per la maglia, per la storia, per dare da mangiare alle nostre famiglie. Questa di adesso è una generazione di atleti. Non sono neanche calciatori, sono atleti. Sono brand, rapper, fashion, sono nella politica: c'è troppa distrazione. Per questo io non riesco a essere duro con loro. Noi non avevamo questa distrazione. Per noi c'era solo mangiare, dormire e giocare a calcio. Quindi per questo io vi dico perdete il tempo. Vi dirò questi cretini... adesso sì. Talento non lo so. Parlavo con una persona l'altro giorno e gli ho chiesto di darmi cinque giocatori della Nazionale italiana: Dannarumma è stato l'unico che mi ha detto".

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