Ottolini, quattro anni alla Juve e ritorno: quando può arrivare la firma e il ruolo sul mercato

L’ex Genoa pronto ad affiancare Chiellini e Modesto. A risultare decisivo è stato il passato bianconero: zero rischi

TORINO - Gli incontri, i vertici, le parole. Costanti. Come i contatti. Marco Ottolini e il ritorno alla Juventus diventa, ogni giorno, uno scenario più probabile. Quel pezzo di puzzle mancante, la cui forma sarà fondamentale per comprendere meglio il contenuto del club bianconero. Avrebbe fatto pure prima, Comolli. Ma sono subentrati intanto due fattori. Il primo riguardava la squadra in sé: le difficoltà di Tudor, la scelta del successore, la decisione - mica facile - di arrampicarsi sugli ideali di Spalletti. La seconda: serviva che il direttore si liberasse dal Genoa, uno scacco matto fondamentale per evitare qualsiasi problema alla nascita della scelta. Ecco, Ottolini l’ha fatto. Formalmente per mettersi a disposizione di un nuovo progetto, più chiaramente per essere il prima possibile al servizio della Juve.

Juve, il ruolo di Ottolini

Il club gli cucirà addosso una missione ad hoc, pronta a miscelarsi con i nuovi paradigmi del mercato. Per capirsi: sarà lui ad avere un occhio totale all’area scouting, a procedere con la selezione dei giocatori, a instradare eventualmente un profilo in direzione Continassa. Che non vorrà dire solo dargli un potenziale prezzo, ma avere una conoscenza totale, a trecentosessanta gradi, del giocatore e delle sue potenzialità, di una possibile affinità con ciò che vuol dire vestire la maglia bianconera. "Qualcuno forse soffre il peso di tutto questo", aveva raccontato Spalletti due giorni fa, subito dopo la vittoria sulla Cremonese. Ecco, il punto è evitare scenari simili, e si può fare inserendo giocatori di contesto, in grado di reggere la pressione che inevitabilmente si fa più opprimente nei momenti complicati. Vale per i calciatori, vale per gli allenatori. Vale persino per i dirigenti. E Ottolini sta per vincere la corsa su diversi profili, prima selezionati e poi ascoltati, soprattutto per questo motivo qui: perché ha vissuto una porzione di Juve con un passato importante e un presente necessariamente all’altezza del vissuto.

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Ottolini, il passato alla Juve

In bianconero, l’ex ds del Genoa ha già lavorato. L’ha fatto dal 2018 al 2022, anni in cui un po’ di vittorie sono state accumulate, e in generale si è respirata un’aria di grandezza complicata da ritrovare in queste ultime pagine della storia del club. Nell’idea di Comolli, sarà uno dei primi riferimenti, sia per sé che per Giorgio Chiellini, e avrà un confronto quotidiano con François Modesto, in questo momento l’uomo più vicino alla squadra, come dimostrato anche dalle immagini dell’approdo di Spalletti. A illustrare la Continassa al nuovo allenatore, c’era infatti il dirigente francese, il cui compito è quello di fare da tramite tra la società e la squadra, soprattutto nei momenti più difficili.

Ds Juve, quando arriva la fumata bianca

Ottolini no, avrà un ruolo più manageriale, tanto campo quanto ufficio, e i giorni complicati saranno quelli a ridosso del mercato, non propriamente i periodi di compravendita. Anzi. La selezione prima di tutto, e con un approccio guidato (finalmente) dai dati: se n’è parlato tanto, però i discorsi su algoritmi e caratteristiche, sui giocatori giusti per numeri e occhio umano, alla fine sono naufragati sulle necessità di portare a casa profili di livello e comunque necessariamente accessibili dal punto di vista economico. Sarà un’esigenza, quest’ultima, che continuerà a esserci pure nelle prossime edizioni di mercato. Quelle in cui Ottolini si candida a protagonista, insieme al resto della dirigenza bianconera. Entro una settimana, cioè l’Assemblea degli Azionisti del 7 novembre, può arrivare la fumata bianca.

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TORINO - Gli incontri, i vertici, le parole. Costanti. Come i contatti. Marco Ottolini e il ritorno alla Juventus diventa, ogni giorno, uno scenario più probabile. Quel pezzo di puzzle mancante, la cui forma sarà fondamentale per comprendere meglio il contenuto del club bianconero. Avrebbe fatto pure prima, Comolli. Ma sono subentrati intanto due fattori. Il primo riguardava la squadra in sé: le difficoltà di Tudor, la scelta del successore, la decisione - mica facile - di arrampicarsi sugli ideali di Spalletti. La seconda: serviva che il direttore si liberasse dal Genoa, uno scacco matto fondamentale per evitare qualsiasi problema alla nascita della scelta. Ecco, Ottolini l’ha fatto. Formalmente per mettersi a disposizione di un nuovo progetto, più chiaramente per essere il prima possibile al servizio della Juve.

Juve, il ruolo di Ottolini

Il club gli cucirà addosso una missione ad hoc, pronta a miscelarsi con i nuovi paradigmi del mercato. Per capirsi: sarà lui ad avere un occhio totale all’area scouting, a procedere con la selezione dei giocatori, a instradare eventualmente un profilo in direzione Continassa. Che non vorrà dire solo dargli un potenziale prezzo, ma avere una conoscenza totale, a trecentosessanta gradi, del giocatore e delle sue potenzialità, di una possibile affinità con ciò che vuol dire vestire la maglia bianconera. "Qualcuno forse soffre il peso di tutto questo", aveva raccontato Spalletti due giorni fa, subito dopo la vittoria sulla Cremonese. Ecco, il punto è evitare scenari simili, e si può fare inserendo giocatori di contesto, in grado di reggere la pressione che inevitabilmente si fa più opprimente nei momenti complicati. Vale per i calciatori, vale per gli allenatori. Vale persino per i dirigenti. E Ottolini sta per vincere la corsa su diversi profili, prima selezionati e poi ascoltati, soprattutto per questo motivo qui: perché ha vissuto una porzione di Juve con un passato importante e un presente necessariamente all’altezza del vissuto.

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