TORINO - Gli incontri, i vertici, le parole. Costanti. Come i contatti. Marco Ottolini e il ritorno alla Juventus diventa, ogni giorno, uno scenario più probabile. Quel pezzo di puzzle mancante, la cui forma sarà fondamentale per comprendere meglio il contenuto del club bianconero. Avrebbe fatto pure prima, Comolli. Ma sono subentrati intanto due fattori. Il primo riguardava la squadra in sé: le difficoltà di Tudor, la scelta del successore, la decisione - mica facile - di arrampicarsi sugli ideali di Spalletti. La seconda: serviva che il direttore si liberasse dal Genoa, uno scacco matto fondamentale per evitare qualsiasi problema alla nascita della scelta. Ecco, Ottolini l’ha fatto. Formalmente per mettersi a disposizione di un nuovo progetto, più chiaramente per essere il prima possibile al servizio della Juve.
Juve, il ruolo di Ottolini
Il club gli cucirà addosso una missione ad hoc, pronta a miscelarsi con i nuovi paradigmi del mercato. Per capirsi: sarà lui ad avere un occhio totale all’area scouting, a procedere con la selezione dei giocatori, a instradare eventualmente un profilo in direzione Continassa. Che non vorrà dire solo dargli un potenziale prezzo, ma avere una conoscenza totale, a trecentosessanta gradi, del giocatore e delle sue potenzialità, di una possibile affinità con ciò che vuol dire vestire la maglia bianconera. "Qualcuno forse soffre il peso di tutto questo", aveva raccontato Spalletti due giorni fa, subito dopo la vittoria sulla Cremonese. Ecco, il punto è evitare scenari simili, e si può fare inserendo giocatori di contesto, in grado di reggere la pressione che inevitabilmente si fa più opprimente nei momenti complicati. Vale per i calciatori, vale per gli allenatori. Vale persino per i dirigenti. E Ottolini sta per vincere la corsa su diversi profili, prima selezionati e poi ascoltati, soprattutto per questo motivo qui: perché ha vissuto una porzione di Juve con un passato importante e un presente necessariamente all’altezza del vissuto.
