Ricapitolando: i pm di Torino iniziano a indagare e non ci vanno leggeri, intercettazioni a tappeto, perquisizioni (anche nelle abitazioni private dei legali bianconeri), acquisizione delle memorie dei computer della sede e delle relative cloud (a un certo punto chiedono anche l’arresto di Andrea Agnelli come misura cautelare, venendo respinti con perdite).
Nel frattempo i legali della Juventus si chiedono se sia la Procura di Torino a dover indagare e provano a rivolgersi alla Cassazione per chiedere lo spostamento a Roma o Milano dell’inchiesta.
Inchiesta Prisma-Juve, cosa è successo
I pm di Torino, allora, accelerano, chiudono le indagini e sprintano verso l’udienza preliminare, utile a vanificare la richiesta degli avvocati bianconeri sullo spostamento. Nel frattempo, intercettazioni e documenti dell’inchiesta filtrano ad alcuni quotidiani che danno grande enfasi alle indagini: la Juventus e i suoi dirigenti finiscono in prima pagina, vengono celebrati i processi mediatici del caso e il tribunale del popolo e dei commentatori emette le prime condanne pubbliche. Il tutto senza che ci sia stato nemmeno lo straccio di un’udienza preliminare e il lavoro dei pm sia stato vagliato da un giudice terzo.