Il ruolo dei genitori
"Ci vanno in tanti", ha confessato Sabalenka, "Io no in questo momento, ma l’ho fatto per cinque anni di fila quando ero più giovane". La Storia propone casi antichi, e si scopre che, nel tennis, la depressione non è solo un portato dei tempi moderni. La voglia di gettarsi nella Senna di Yannick Noah, dopo la vittoria al Roland Garros, come se il raggiungimento dell’obiettivo avesse prosciugato le motivazioni vitali. Il ritiro di sei mesi da parte di McEnroe, a conclusione del suo anno migliore, quel 1984 da oltre ottanta vittorie e tre sole sconfitte, tra le quali, però la finale parigina persa con Lendl. E il ritiro di Bjorn Borg a 26 anni, "stanco di giocare". Troppe aspettative, l’incapacità di accettare panni diversi da quelli a lungo indossati, il rimpianto della giovinezza perduta, il difficile confronto con ciò che ti dicono e la realtà dei fatti… Il professor Rodolfo Lisi, perfezionato in Posturologia e Cultura dello Sport, nonché giovane scrittore con molti saggi sul corpo degli atleti, punta il dito sulla figura dei genitori.

