"La Juve ruba": il solito ritornello e la narrazione a senso unico

In tv e sui social si è parlato solo del rigore negato al Bologna: il fallo su Chiesa sparito. E la società bianconera resta in silenzio

Scusate se parliamo di Moro. E di Chiesa. Di Iling Jr e Ndoye si è detto tutto e solo i disastrosi Marco Di Bello e Francesco Fourneau sono riusciti a non vedere il solare rigore per il Bologna.

D’altronde l’arbitro in campo e quello davanti ai monitor si erano persi anche quello di Moro su Chiesa, quando, al 9’ del primo tempo, il centrocampista bolognese è saltato addosso all’attaccante juventino, gomito contro schiena (toccando, peraltro, anche il pallone con il braccio nel suo scomposto movimento). Casistica che, come ha fatto notare Aldo Serena sui social network, è prevista dal regolamento alla voce dei falli da punire con “calci di punizione diretti”, quindi rigore se commessi in area.

Moro-Chiesa, il rigore scomparso

Ora, se siamo tutti d’accordo che Di Bello e Fourneau hanno arbitrato malissimo la partita dello Stadium, non è chiaro il perché da ieri si parli, si discuta, ci si infervori, si perda la calma solo sull’errore che ha penalizzato il Bologna a metà del secondo tempo e non su quello che ha penalizzato la Juventus all’inizio del primo. Il fallo di Moro su Chiesa è scomparso nel dopo partita (emergendo in qualche moviola della serata, come quella di Graziano Cesari, che ha peraltro detto che, sì, si trattava di rigore), è scomparso dalle cronache dei giornali di ieri, relegato nella migliore delle ipotesi a nota nella rubrica moviolistica.

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Torna l'antijuventinismo in tv

Il disastro per il quale Di Bello e Fourneau verranno probabilmente fermati è la mancata assegnazione del rigore al Bologna, non quello che avrebbe meritato la Juventus che gli è stato condonato.

Così da domenica sera fino a tutto ieri pomeriggio, si è tornati al rassicurante ritornello «la Juve ha rubato». Anche perché fa fine e non impegna nelle chiacchiere reali o virtuali, edulcorato fra le righe degli editoriali o infilato delle cronache della partita. La Juve ha rubato, via libera: si può gridare allo scandalo, solleticare la pancia dell’antijuventinismo militante, scelta che paga sempre, in edicola, in tv e su Internet. E Chiesa e Moro? Scomparsi, cancellati dalla narrazione della partita e del dopo partita.

Fenucci grida allo scandalo

Certo, anche la Juventus ci ha messo del suo. Perché al fischio finale, l’amministratore delegato del Bologna, Claudio Fenucci, si è fiondato davanti a una telecamera è ha gridato allo scandalo (che dal suo punto di vista è il comportamento giusto). Nessuno in studio gli ha ricordato che, nel primo tempo forse c’era un rigore per la Juventus (che si è anche vista annullare un gol per un fuorigioco passivo e ha chiesto invano un altro rigore per il tocco di mano di Lucumi che in altre occasioni è stato punito con il penalty). E nessuno della Juventus è andato a dirlo in tv.

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Il silenzio della società bianconera

Anzi, i tesserati della Juventus intervistati dalle tv si sono sentiti chiedere solo del fallo di Iling Jr e nessuno di loro ha avuto la prontezza di dire: «Ma, perché non vediamo anche il fallo su Chiesa e ne parliamo».

Eppure in campo i giocatori avevano protestato. Perché nessun dirigente della Juventus ha rintuzzato l’attacco di Fenucci che, in casa della Juventus, è andato a dire che la Juventus aveva rubato? Il popolo Juve si aspettava che almeno si potesse discutere dell’altro errore. E, forse ancora più che del risultato deludente, i tifosi si sono arrabbiati per essersi sentiti di nuovo indifesi, esposti ai «la Juve ruba», con un rigore da reclamare per il quale non c’è stata par condicio nel dibattito del post gara.

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Juve, nessuna polemica

La Juventus non ama le polemiche, non ama attaccare né attaccarsi ai casi arbitrali, i dirigenti seguono (salvo rare eccezioni) una linea dettata da antiche regole di famiglia, ma se a casa tua ti vengono a dire che hai rubato, forse varrebbe la pena fare una piccola puntualizzazione, con tutta la sabauditudine del caso.

Tipo: «Il dottor Fenucci ha ragione, ma forse un’occhiata al fallo di Moro su Chiesa, cosa dite, non andrebbe data?». Perché la narrativa, nel calcio di oggi, incide in modo determinante non solo nell’opinione pubblica (quella che ha il potere di condannarti senza processo), ma anche nella mente dei giocatori, degli allenatori, degli avversari, degli arbitri, dei dirigenti, dei vertici del calcio. E l’orgoglio dei propri tifosi è uno degli asset più importante di un club, non curarsene sarebbe come non curare uno stiramento di un giocatore e poi pretendere che giochi e segni.

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Scusate se parliamo di Moro. E di Chiesa. Di Iling Jr e Ndoye si è detto tutto e solo i disastrosi Marco Di Bello e Francesco Fourneau sono riusciti a non vedere il solare rigore per il Bologna.

D’altronde l’arbitro in campo e quello davanti ai monitor si erano persi anche quello di Moro su Chiesa, quando, al 9’ del primo tempo, il centrocampista bolognese è saltato addosso all’attaccante juventino, gomito contro schiena (toccando, peraltro, anche il pallone con il braccio nel suo scomposto movimento). Casistica che, come ha fatto notare Aldo Serena sui social network, è prevista dal regolamento alla voce dei falli da punire con “calci di punizione diretti”, quindi rigore se commessi in area.

Moro-Chiesa, il rigore scomparso

Ora, se siamo tutti d’accordo che Di Bello e Fourneau hanno arbitrato malissimo la partita dello Stadium, non è chiaro il perché da ieri si parli, si discuta, ci si infervori, si perda la calma solo sull’errore che ha penalizzato il Bologna a metà del secondo tempo e non su quello che ha penalizzato la Juventus all’inizio del primo. Il fallo di Moro su Chiesa è scomparso nel dopo partita (emergendo in qualche moviola della serata, come quella di Graziano Cesari, che ha peraltro detto che, sì, si trattava di rigore), è scomparso dalle cronache dei giornali di ieri, relegato nella migliore delle ipotesi a nota nella rubrica moviolistica.

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