TORINO - Quella di Douglas Luiz è una storia in bianco e nero. Non soltanto perché la carriera sportiva del brasiliano è sbocciata nel Vasco da Gama e si appresta a toccare ora l’apice nella Juventus, dove è prossimo ad approdare nell’alveo della maxi operazione con l’Aston Villa che porterà invece McKennie e Iling-Junior a Birmingham. La sua vicenda personale, infatti, non ha sempre avuto i colori sgargianti del successo e i riflessi fluorescenti di uno stipendio che, a Torino, raggiungerà i 5 milioni di euro a stagione. Le radici più profonde, Douglas Luiz, le porta sempre con sé. Sulla pelle, in tutti i sensi. La passione per i tatuaggi è evidente già di primo acchito e l’inchiostro racconta una lunga storia. Un tattoo immortala i baffi del papà, da tutti nella favela di Nova Holland conosciuto semplicemente come “bigode”, ovvero “baffo”, appunto, ed è l’abituale destinatario delle dediche dopo i gol. Un altro, a proposito della periferia di Rio de Janeiro in cui è cresciuto, all’interno di un nucleo familiare di cinque persone costrette in un bilocale, riporta la frase: “Vengo dalla favela e ce l’ho fatta”. È tutto qui.