Il giudizio su Allegri
Allegri è vittima di pregiudizi, ma ha anche responsabilità per come la Juventus si è espressa o, meglio, non espressa dal suo ritorno in panchina. Allegri merita un monumento intorno allo Stadium per quello che ha vinto e per quello che ha emotivamente gestito da novembre a oggi (nessuno sarebbe stato in grado), ma per progettare il futuro serve un’idea di gioco più precisa e definita. È lui che può garantirla? La società deve riflettere con attenzione, l’operazione di ricostruzione è delicata, si può sbagliare pochissimo perché il prezzo è buttare via del tempo prezioso e l’affetto del pubblico, che è ancora più prezioso.
La riflessione sulla squadra
E non solo l’allenatore merita una riflessione. Di Maria, per esempio, ha sulla coscienza l’occasione migliore, quando avrebbe potuto offrire a Kean un pallone da spingere facilmente in porta o, quantomeno, esprimersi in modo meno supponente, evitando il pretenzioso pallonetto da calcettaro del lunedì sera. Di Maria ha 35 anni, un palmares che occupa una schermata di wikipedia, ha giocato un milione di partite come quella di ieri sera e prende oltre sette milioni di euro proprio per portare il suo contributo di esperienza ad alto livello: tutto ciò è un fattore che moltiplica la gravità del suo errore. Questa stagione non cambia nulla nella carriera stellare dell’argentino, che verrà giustamente ricordato fra i più grandi. Non a Torino, tuttavia, dove resterà la sua voglia a corrente alternata, il suo egoismo e qualche assaggio di grande calcio, che certo non ha sfamato chi è stato abituato meglio dai campioni. Non è l’unico che dovrebbe lasciare la Juventus al termine di mesi difficili, ma anche istruttivi per capire chi è utile e chi no. La Juventus deve ricominciare alleggerita del passato recente, di orpelli inutili, di giocatori che non hanno abbastanza fame per una semifinale europea.