Scollamento tra gruppo e Allegri
È soprattutto da questi atteggiamenti che prendono sostanza e si ingrossano le voci di uno scollamento tra il gruppo e l’allenatore che, di suo, ha dovuto gestire una situazione complessa, praticamente da solo e con una inevitabile sovraesposizione, alternando carezze e durezze. Situazione che ha portato a fratture (non sono un mistero lo sfogo dopo l’Inter, la lite con Paredes, una certa “sopportazione” reciproca con Chiesa) e alla difficoltà di tenere compatto un ambiente che, sicuramente anche per l’assenza di leader, si è diviso in “gruppi etnici”, per usare una espressione politicamente di moda e in questo caso adeguata perché connota sottogruppi di nazionalità diverse dentro un gruppo, la squadra appunto. Emblematica, a proposito, l’immagine che ha regalato la passeggiata prepartita a Siviglia: i due argentini insieme, divisi dai brasiliani mentre gli italiani erano tra loro e Milik se ne stava con Szczesny…
La gestione dello spogliatoio
Adesso sembra davvero questo il vero problema con cui deve fare i conti Allegri per chiudere con dignità le tre partite che restano: la gestione del gruppo. Che discende anche, va detto, dalla proposta tecnica e atletica che ha determinato un avvio di stagione devastante soprattutto a livello europeo. E, ora, anche da una linea “alibista” che il tecnico userebbe (secondo molti giocatori) con troppa frequenza per auto assolversi: le occasioni sbagliate, la mancanza di esperienza peraltro difficile da accreditare a gente come Rabiot, Szczesny, Danilo, Chiesa e Locatelli campioni d’Europa in carica, Di Maria e Paredes e lo stesso Kean autore già di gol in Champions. Gli equivoci, insomma, si accumulano e la domanda è sempre la stessa: per spazzarli via è meglio cambiarne uno o cambiarne tanti?