Juve, Borello: "Pena frutto di attenuanti. Riforma? No, ma tempi più snelli”

Parola all’avvocato specializzato in diritto sportivo e penale: "L’azzeramento del CdA ha inciso sulla definizione della sanzione"

Quel patteggiamento soltanto ventilato alla vigilia del deferimento per il secondo filone d’indagine federale, nella giornata di ieri è andato in buca. Chiudendo in un sol colpo, di fronte all’impegno della Juventus ad esimersi da ulteriori ricorsi, l’intero contenzioso tra il club bianconero e la giustizia sportiva italiana.

Avvocato Antonio Maria Borello, specializzato in diritto sportivo e penale, secondo lei c’erano i presupposti per proseguire nella battaglia legale, dal momento che la sensazione ribadita alla Continassa è quella di risultare vittime di un’ingiustizia?

«Le motivazioni uscite ieri riguardo il -10 per il caso plusvalenze, a mio giudizio, sono molto pragmatiche nella rimodulazione della sanzione: difficile impugnare nuovamente con successo la decisione di fronte al Collegio di Garanzia dello Sport. Lo stesso comunicato stampa della Juventus, in fondo, chiarisce come l’accordo sia stato raggiunto “nel miglior interesse della società stessa, pur ribadendo la correttezza del proprio operato”. Il club ha quindi optato per la soluzione migliore in quello che era diventato il momento peggiore, con una penalizzazione per il primo filone, il rischio di un’ulteriore sanzione per il secondo fi lone e conseguenti, gravi, problemi nell’organizzazione della stagione sportiva successiva».

E la Procura Federale cosa ha guadagnato dal patteggiamento?

«L’accordo, per natura, sottende il raggiungimento di un interesse per entrambe le parti in causa. E infatti il procuratore Giuseppe Chiné ha visto avvalorato il proprio lavoro attraverso la certificazione di un fondamento dietro il deferimento a carico della Juventus, che altrimenti non avrebbe cercato una soluzione di questo tipo per risolvere la questione».

Ma come si è arrivati a quantificare i 718mila euro dell’ammenda?

«Sicuramente si è partiti da una base di partenza più ingente, poi ridotta attraverso il rito del patteggiamento. Ma, secondo me, sono state applicate anche delle circostanze attenuanti proposte dalla difesa, come per esempio l’azzeramento del CdA bianconero che ha dato vita a un nuovo corso societario».

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Come mai, invece, l’ex presidente Agnelli ha preferito non patteggiare?

«Agnelli ha sempre rivendicato la propria innocenza e la bontà del proprio operato, deduco voglia dimostrarlo anche di fronte al Tribunale Federale. Le sanzioni comminate dalla giustizia sportiva riguardano solo l’ambito sportivo, che è autonomo nella qualificazione dei fatti ai fini disciplinari, quindi non è detto che la scelta riguardi possibili riverberi sul processo penale. Ma attenzione: fino a quando non si celebrerà l’udienza, dunque il 15 giugno, c’è ancora la possibilità che arrivi a un patteggiamento».

E adesso cosa succederà alla Juventus sul fronte della giustizia?

«La porta per l’Europa attraverso la classifica di Serie A è rimasta aperta, ma c’è ancora l’incognita della Uefa. Il settlement agreement raggiunto nel settembre 2022, infatti, riguardava proprio le stagioni sportive finite nel mirino della Procura. La Uefa recepisce le sanzioni comminate in Italia, ma poi porta avanti un procedimento autonomo attraverso il CFCB, il proprio organo di controllo finanziario dei club. Soltanto a quel punto può valutare se e in che modo sanzionare la Juventus: non c’è solo l’ipotesi dell’esclusione dalle coppe, ma anche altre possibili sanzioni come il richiamo, la multa o la trattenute dei ricavi derivanti dalle competizioni europee».

Per concludere: cosa ci lascia in eredità questa lunga e scorbutica vicenda?

«Fin da novembre ho pensato che il fronte giudiziario non dovesse essere sottovalutato, perché la giustizia sportiva è un ordinamento autonomo e segue le proprie dinamiche. Mi aspetto, ora, qualche aggiornamento, ma non credo in una riforma profonda dell’intero impianto. Penso si ragionerà soprattutto sui tempi e, in particolare, su quelli del Collegio di Garanzia che hanno portato a una sentenza piovuta sul campionato solo a ridosso della sua conclusione. Ma la celerità resterà una stella polare per garantire la regolarità delle competizioni, così come i principi di afflittività e di esecutività della pena».

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Quel patteggiamento soltanto ventilato alla vigilia del deferimento per il secondo filone d’indagine federale, nella giornata di ieri è andato in buca. Chiudendo in un sol colpo, di fronte all’impegno della Juventus ad esimersi da ulteriori ricorsi, l’intero contenzioso tra il club bianconero e la giustizia sportiva italiana.

Avvocato Antonio Maria Borello, specializzato in diritto sportivo e penale, secondo lei c’erano i presupposti per proseguire nella battaglia legale, dal momento che la sensazione ribadita alla Continassa è quella di risultare vittime di un’ingiustizia?

«Le motivazioni uscite ieri riguardo il -10 per il caso plusvalenze, a mio giudizio, sono molto pragmatiche nella rimodulazione della sanzione: difficile impugnare nuovamente con successo la decisione di fronte al Collegio di Garanzia dello Sport. Lo stesso comunicato stampa della Juventus, in fondo, chiarisce come l’accordo sia stato raggiunto “nel miglior interesse della società stessa, pur ribadendo la correttezza del proprio operato”. Il club ha quindi optato per la soluzione migliore in quello che era diventato il momento peggiore, con una penalizzazione per il primo filone, il rischio di un’ulteriore sanzione per il secondo fi lone e conseguenti, gravi, problemi nell’organizzazione della stagione sportiva successiva».

E la Procura Federale cosa ha guadagnato dal patteggiamento?

«L’accordo, per natura, sottende il raggiungimento di un interesse per entrambe le parti in causa. E infatti il procuratore Giuseppe Chiné ha visto avvalorato il proprio lavoro attraverso la certificazione di un fondamento dietro il deferimento a carico della Juventus, che altrimenti non avrebbe cercato una soluzione di questo tipo per risolvere la questione».

Ma come si è arrivati a quantificare i 718mila euro dell’ammenda?

«Sicuramente si è partiti da una base di partenza più ingente, poi ridotta attraverso il rito del patteggiamento. Ma, secondo me, sono state applicate anche delle circostanze attenuanti proposte dalla difesa, come per esempio l’azzeramento del CdA bianconero che ha dato vita a un nuovo corso societario».

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