Come mai, invece, l’ex presidente Agnelli ha preferito non patteggiare?
«Agnelli ha sempre rivendicato la propria innocenza e la bontà del proprio operato, deduco voglia dimostrarlo anche di fronte al Tribunale Federale. Le sanzioni comminate dalla giustizia sportiva riguardano solo l’ambito sportivo, che è autonomo nella qualificazione dei fatti ai fini disciplinari, quindi non è detto che la scelta riguardi possibili riverberi sul processo penale. Ma attenzione: fino a quando non si celebrerà l’udienza, dunque il 15 giugno, c’è ancora la possibilità che arrivi a un patteggiamento».
E adesso cosa succederà alla Juventus sul fronte della giustizia?
«La porta per l’Europa attraverso la classifica di Serie A è rimasta aperta, ma c’è ancora l’incognita della Uefa. Il settlement agreement raggiunto nel settembre 2022, infatti, riguardava proprio le stagioni sportive finite nel mirino della Procura. La Uefa recepisce le sanzioni comminate in Italia, ma poi porta avanti un procedimento autonomo attraverso il CFCB, il proprio organo di controllo finanziario dei club. Soltanto a quel punto può valutare se e in che modo sanzionare la Juventus: non c’è solo l’ipotesi dell’esclusione dalle coppe, ma anche altre possibili sanzioni come il richiamo, la multa o la trattenute dei ricavi derivanti dalle competizioni europee».
Per concludere: cosa ci lascia in eredità questa lunga e scorbutica vicenda?
«Fin da novembre ho pensato che il fronte giudiziario non dovesse essere sottovalutato, perché la giustizia sportiva è un ordinamento autonomo e segue le proprie dinamiche. Mi aspetto, ora, qualche aggiornamento, ma non credo in una riforma profonda dell’intero impianto. Penso si ragionerà soprattutto sui tempi e, in particolare, su quelli del Collegio di Garanzia che hanno portato a una sentenza piovuta sul campionato solo a ridosso della sua conclusione. Ma la celerità resterà una stella polare per garantire la regolarità delle competizioni, così come i principi di afflittività e di esecutività della pena».