Juve-Superlega, la marcia indietro
Allo stato dei fatti, dunque, risulta evidente che questa decisione di fare inversione a “u” sia stata un fulmine a ciel sereno solo per chi l’ha appresa ieri. Evidentemente la società ci stava ragionando da quando ha deciso di sposare la strada della pace con i palazzi e i poteri forti del calcio: Figc in Italia e Uefa in Europa, tra l’altro Gabriele Gravina, numero della Federazione Italiana Gioco Calcio è stato eletto solo due mesi fa vicepresidente dell’Uefa, dunque a stretto contatto con il comandante Ceferin. In generale, si sa, le minacce quando arrivano in maniera indiretta risultano più pericolose perché dai contorni non definiti. Per leggere al meglio questa novità del giorno, non ci si deve dimenticare che questa Juventus ha un management diverso rispetto quello made in Andrea Agnelli - costretto alle dimissioni a fine novembre per l’inchiesta della magistratura ordinaria - che aveva svolto un lavoro di ideazione e propulsione per la realizzazione del progetto Superlega.
I conti Juve e l'importanza della Champions
La nuova governance Ferrero-Scanavino, scelta da John Elkann, ha un mandato diverso, che è quello innanzitutto di mettere in sicurezza i conti della Juventus dei quali deve risponderne in tutte le sedi. E i conti dipendono anche se non molto dalle partecipazioni alla Champions. Esserne estromessi significa partire da circa meno 100 milioni all’anno. A questo punto la prossima puntata attesa sarà l’uscita vera e propria dal progetto che non comporterebbe penali, attivabili solo dopo l’effettiva istituzione del nuovo format. Ricordiamo che dei 12 club aderenti solo tre erano rimasti, appunto la Juventus, il Real Madrid e il Barcellona. Nel frattempo è arrivata la battuta ironica di Tebas, presidente della Liga e acerrimo nemico della Superlega: “E poi l’ultimo che esce chiuda la porta e spenga la luce”.
