Juve in controtendenza: ora per Allegri vengono prima gli attaccanti

I bianconeri propongono un gioco che riesce a coinvolgere maggiormente i terminali offensivi e la classifica risponde con uno degli avvi migliori degli ultimi anni
Juve in controtendenza: ora per Allegri vengono prima gli attaccanti© Getty Images

TORINO - Prima gli attaccanti. Nessuno slogan elettorale, semmai una dichiarazione d’intenti. Firmata direttamente da Max Allegri. La sua Juventus, capace della miglior partenza dai blocchi del campionato dai tempi dello scudetto di Sarri (non esattamente un’impresa, alla luce degli stenti delle recenti stagioni...), è tornata a esaltare le proprie bocche di fuoco. Lo racconta un gioco che riesce a coinvolgere maggiormente i terminali offensivi dello scacchiere, lo certificano gli inoppugnabili numeri. In questo primo scorcio di stagione, infatti, i bianconeri sono stati trascinati dai gol del tandem d’attacco titolare, con quattro centri a testa per Vlahovic e Chiesa nei primi sei turni, mentre Milik di fronte al Lecce ha capitalizzato al meglio la prima occasione dal fischio d’inizio concessa a un elemento alternativo rispetto al serbo e all’azzurro.

Juve in controtendenza con l'anno scorso

Le nove reti che ne conseguono rappresentano addirittura l’82% del fatturato della squadra, dal momento che – al di là dell’autorete di Vina nella tragicomica trasferta di Reggio Emilia – nei restanti reparti hanno finora imboccato la via del gol soltanto Rabiot (all’esordio a Udine) e Danilo (decisivo nello sbloccare la trasferta di Empoli). Un dato in aperta controtendenza con l’annata da poco spedita in archivio, quando i centri dell’ancor più altisonante parco offensivo avevano costituito poco più della metà delle reti totali realizzate dai bianconeri. Il capocannoniere nello spogliatoio era stato lo stesso Vlahovic, autore di 14 marcature tra tutte le competizioni, seguito a ruota da Milik (9), Kean e Di Maria (8) e Chiesa (4). Totale 43 gol sugli 80 complessivi, proporzione che si era dunque fermata soltanto al 54%. E nonostante quella Juventus, nella sua versione ideale, proponesse un 4-3-3 con ben tre attaccanti contestualmente in campo.

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La novità della Juventus

Ma alla fase realizzativa avevano partecipato in maniera importante anche il centrocampo (a partire dagli 11 gol di Rabiot per arrivare al contributo di Kostic, Fagioli e McKennie, tutti a quota 3) e la difesa (5 reti per Bremer, 3 per capitan Danilo). Una risorsa preziosa, in senso assoluto, la pluralità di voci nel coro del gol. Ma, in quel caso, anche il sintomo di un malessere latente nelle trame di gioco della squadra. E il nocciolo della questione, con ogni probabilità, risiede proprio in questo aspetto. La novità più intrigante della nuova Juventus, infatti, riguarda l’animo maggiormente aggressivo e propositivo dell’undici di Allegri, spirito che contribuisce a tenere il baricentro più alto e il resto della squadra più vicino ai terminali offensivi, anche in serate ben poco ispirate come quella di martedì di fronte alla favola Lecce.

Juve, Vlahovic e Chiesa ravvicinati

Logica conseguenza è la maggiore frequenza con cui gli attaccanti vengono imbeccati e riforniti, anche negli ultimi venti metri, mentre non va al contempo sottovalutato il beneficio reciproco per Vlahovic e Chiesa dall’essere stati avvicinati tra di loro, in nome di un’intesa – in campo e fuori – che affonda le radici fin dai tempi comuni di Firenze. La soluzione, almeno inizialmente, era stata accolta in maniera tiepida dall’azzurro, invece fin d’ora icona di questa nuova Juventus. E bomber come mai prima in carriera, se la proiezione racconta per lui di una stagione da 25 reti potenziali.

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TORINO - Prima gli attaccanti. Nessuno slogan elettorale, semmai una dichiarazione d’intenti. Firmata direttamente da Max Allegri. La sua Juventus, capace della miglior partenza dai blocchi del campionato dai tempi dello scudetto di Sarri (non esattamente un’impresa, alla luce degli stenti delle recenti stagioni...), è tornata a esaltare le proprie bocche di fuoco. Lo racconta un gioco che riesce a coinvolgere maggiormente i terminali offensivi dello scacchiere, lo certificano gli inoppugnabili numeri. In questo primo scorcio di stagione, infatti, i bianconeri sono stati trascinati dai gol del tandem d’attacco titolare, con quattro centri a testa per Vlahovic e Chiesa nei primi sei turni, mentre Milik di fronte al Lecce ha capitalizzato al meglio la prima occasione dal fischio d’inizio concessa a un elemento alternativo rispetto al serbo e all’azzurro.

Juve in controtendenza con l'anno scorso

Le nove reti che ne conseguono rappresentano addirittura l’82% del fatturato della squadra, dal momento che – al di là dell’autorete di Vina nella tragicomica trasferta di Reggio Emilia – nei restanti reparti hanno finora imboccato la via del gol soltanto Rabiot (all’esordio a Udine) e Danilo (decisivo nello sbloccare la trasferta di Empoli). Un dato in aperta controtendenza con l’annata da poco spedita in archivio, quando i centri dell’ancor più altisonante parco offensivo avevano costituito poco più della metà delle reti totali realizzate dai bianconeri. Il capocannoniere nello spogliatoio era stato lo stesso Vlahovic, autore di 14 marcature tra tutte le competizioni, seguito a ruota da Milik (9), Kean e Di Maria (8) e Chiesa (4). Totale 43 gol sugli 80 complessivi, proporzione che si era dunque fermata soltanto al 54%. E nonostante quella Juventus, nella sua versione ideale, proponesse un 4-3-3 con ben tre attaccanti contestualmente in campo.

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